Presentazione del volume

Martedì 17 dicembre, alle ore 17.30 presso “La Società Dante Alighieri” in Roma, mons. Nunzio Galantino ha presentato il volume “Sul confine. Incontri che vincono le paure” (Ed. Piemme).
Insieme all’Autore sono intervenuti Andrea Riccardi e Marco Damilano

 

Pubblichiamo l’articolo di agensir.it
“Assistiamo a un tentativo di tradimento semantico della parola ‘confine’, che è usata come sinonimo di ‘barriera’ e invece significa ‘soglia’, ovvero dove si piazza la porta e si accolgono le persone”. Lo ha detto mons. Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, durante la presentazione a Palazzo Firenze, a Roma, di “Sul confine. Incontri che vincono le paure” (Piemme), l’ultimo libro del vescovo.
“Il confine non va superato o annullato, ma riconosciuto e abitato tutti i giorni con intelligenza – ha aggiunto -. Va accolto il messaggio pressante di Papa Francesco di una Chiesa in uscita: è un invito culturale di uscita dalla retorica, dai luoghi comuni e dal politicamente corretto. È un esercizio di libertà”.
Presente anche Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri, secondo cui “oggi il nostro Paese e il nostro cattolicesimo sono tentati dal provincialismo, ricaduta del mondo globale e anticamera del nazionalismo”. “Una parte di questa società è alla ricerca dell’uomo forte e delle semplificazioni, che non di rado sono bugie – ha aggiunto -. Le parole di Papa Francesco sui migranti, che qualcuno evoca per ingigantire la paura, sono in realtà nel solco della tradizione dei papi del Novecento, da Pio XII a Paolo VI e Giovanni Paolo II. Nel dibattito odierno non emerge a sufficienza quanto i migranti siano essenziali per la rigenerazione del nostro Paese”.
Molti sono i “confini” rintracciati dal giornalista Marco Damilano nel volume – quelli della coscienza, quelli tra laici e cattolici, quelli tra uomo e dolore: “Tra questi scelgo quello più familiare che ci permette di fare il punto sulla presenza sociale e politica dei cattolici italiani. Non c’è impegno politico dei cattolici senza un retroterra sociale, culturale, spirituale. Questo è ciò che è mancato di più negli ultimi vent’anni: in questo presente in cui siamo schiacciati, viene meno la valutazione razionale del possibile, ovvero la terra, e la sofferenza per l’impossibile, ovvero la tensione verso il cielo”.

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