Protezione

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Nel tempo, e a seconda degli ambiti, si va facendo sempre più strada un senso di grande incertezza. La perdurante instabilità economica, l’accentuata conflittualità sociale, le crescenti difficoltà a tenere su livelli accettabili il confronto delle idee e il disorientamento causato dalla difficoltà di coltivare relazioni significative stanno facendo crescere il bisogno di protezione. Sta crescendo cioè il bisogno di sentirsi, e far sentire le persone che si amano, al riparo da qualcosa/qualcuno che possa interrompere o danneggiare in maniera traumatica gli equilibri che reggono la nostra esistenza.
Se all’origine di ciò che minaccia questi equilibri vi sono, in genere, egoismo sfrenato e interessi senza limiti, il concetto di protezione parte di per sé da sentimenti e premesse di tutt’altra natura. Come testimonia l’etimologia della parola, derivata dal verbo latino pro (avanti) tegĕre (coprire), letteralmente «coprire ponendosi avanti». La protezione è quindi il gesto, non solo materiale, di difendere e tutelare, frapponendosi tra un pericolo e un bene da preservare o una persona da salvaguardare.
Il bisogno di protezione, innata esigenza di chi è consapevole della propria fragilità, è sconosciuto a chi coltiva la sindrome del padreterno. Difficilmente questi avverte il bisogno di una protezione, che non riguarda solo e necessariamente i beni materiali. La protezione di questi ultimi è, in sostanza, una questione di forze da esibire e di contromisure da mettere in campo. Quando queste mancano o sono inadeguate, il rischio che venga offerta una protezione avvelenata c’è tutto. È la protezione resa dal potente di turno. È il favore che soggioga, limita o toglie del tutto la libertà a chi vive una situazione di inferiorità. Con la libertà, questo tipo di protezione sottrae, di frequente, anche i beni che il “protettore” diceva di voler tutelare.
Ma beni da proteggere sono anche altri: dalle proprie e altrui vulnerabilità alle emozioni, dal desiderio di crescere al bisogno di vivere relazioni appaganti e realizzare sogni e progetti legittimamente coltivati. I mezzi di protezione richiesti in questi casi sono molto più esigenti. Sono frutto di avvedutezza interiore e di lucida prudenza. Il rischio infatti che il bisogno di protezione degeneri, trasformandosi in indisponibilità all’incontro oppure in una superficiale svendita della propria intimità, è sempre in agguato.
Proteggere il bene prezioso delle proprie vulnerabilità richiede vigilanza nel decidere il grado di fiducia da accordare a chi si intende mettere a parte di esse. Un’equilibrata protezione evita che si formino «riserve indiane», a tutti i livelli. Diventa la vigile sentinella che, mentre previene eccessi ed aggressioni, segnala percorsi ed apre la strada a strumenti fragili ma efficaci, che proteggono e fanno sentire protetti. Come una parola che fa star bene, un abbraccio che non soffoca, uno sguardo che consola.

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