Privilegio

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Privilegio è uno dei termini investiti in pieno, oggigiorno, dall’ipocrita furia puritana, ma anche dal comodo populismo. Probabilmente per il modo in cui i privilegiati si sono affacciati e continuano ad affacciarsi sulla scena della vita quotidiana: con la maschera sul volto e con l’ingenua presunzione di poter trasformare in modo automatico il privilegio in condizione di immunità. Commettendo così l’errore di ignorare che chi non gode degli stessi privilegi è portato a tenere molto alta la guardia e inesorabilmente accesi i riflettori sui privilegiati.
Si dirà: non è giusto che questo accada! Ma è così. Il solo pronunziare la parola privilegio costituisce, oggi più che mai, il terreno di coltura della tossina esistenziale del risentimento. Eppure né l’etimologia della parola privilegio né la storia di questo vocabolo giustificano del tutto l’approccio prevalentemente negativo. Il termine latino privilegium infatti è composto da privus (singolo, solo) e da un derivato di lex (legge), col significato letterale di legge/disposizione valida per una sola persona o per un gruppo ben definito, a prescindere dal diritto civile e presumibilmente orientata al bene comune e ad una pacifica e fruttuosa convivenza.
Prassi in vigore fin dall’antichità, col privilegio riservato ai soli patrizi per l’esercizio delle principali funzioni di governo; e proseguita nel Medioevo, con la concessione di particolari diritti di immunità o di esenzione alla nobiltà e al clero. Il punto più alto e socialmente insopportabile di questa prassi è stato raggiunto quando i privilegi si sono trasformati in diritti esclusivi per pochi, allargando le distanze tra i cittadini. L’impossibilità di ritirare i privilegi divenuti diritti e l’accresciuta consapevolezza degli ingiustificati squilibri che la «cultura» mentalità dei privilegi stava innescando, furono all’origine della violenza consumatasi nei confronti dei privilegiati durante la Rivoluzione francese. In fondo, fino ad allora e con un crescendo sempre più evidente, la standardizzazione della «cultura» dei privilegi aveva trasformato in maniera irreversibile le differenze in disuguaglianze. Allontanando sempre di più la realizzazione delle necessarie e auspicate forme di inclusione, non solo sociale.
Il modo in cui si è affermata la «cultura» dei privilegi nella vita politica, religiosa e culturale, dicevamo, ha alimentato il risentimento ed ha difficilmente presentato figure che hanno usato la loro posizione a favore di chi vive ai margini della storia. Tutte le volte in cui ciò avviene, soprattutto in ambito religioso, la «cultura» dei privilegi fa perdere qualsiasi credibilità.

Privilegio

Book your tickets