Pace. Shalom: l’anima dell’amore

Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Pace – L’etimologia della parola pace rimanda alla radice sanscrita pak o pag (fissare, pattuire). È la stessa radice della parola latina pax (patto tra le parti dopo un contenzioso). Con questo significato la pace è la condizione di “non guerra” o, meglio, la condizione che consente di stipulare un accordo nel quale chi ha perso non può fare altro che accettare le condizioni dell’accordo. Una pace così intesa obbliga in qualche modo a riconsiderare la storia – quella della quale normalmente leggiamo – nella sua cruda concretezza. Storia per lo più scandita da conflitti che finiscono con la vittoria di qualcuno; una storia vista per lo più dalla prospettiva dei vincenti.

Questo modo di raccontare la storia ha contribuito a educare alla pace negativa (si vis pacem para bellum) ed ha fatto spesso perdere vigore all’amara constatazione di Erodoto, che pure ammoniva: «Nessuno è così stupido da preferire la guerra alla pace: nella pace i figli seppelliscono i padri, in guerra invece i padri seppelliscono i figli». (I 87, 4).

La parola ebraica shalom ci restituisce il significato più autentico di pace-dono. Essa evoca armonia grazie alla presenza di beni desiderati, all’accoglienza delle differenze e alla condivisione di carismi ed emozioni. Proprio per questo la pace-shalom è anche esperienza di attiva convivenza per la quale sono chiamati ad attivarsi gli individui e i popoli. Ma oltre ad essere dono la paceshalom è compito (si vis pacem para pacem) ed è condizione interiore prima che conquista esteriore. Chi non vive la pace interiore difficilmente aspirerà alla pace come relazione costruttiva tra i singoli e i popoli. Gli spiriti non pacificati interiormente non sopportano situazioni di pace e tantomeno si adoperano per favorirle: sono potenzialmente dei diavoli-divisori (dal greco dia-ballein).

«La pace non può essere mantenuta con la forza – ammoniva Einstein – può essere solo raggiunta con la comprensione». A lui fa eco Paolo VI quando afferma che «per avere una vera pace, bisogna darle un’anima. Anima della pace è l’amore». E, ancora più concretamente, Sergio Mattarella ci ricorda che «la pace nasce dalla coerenza, dalla legalità, dal rispetto dell’altro, dal far proprie le speranze e le esigenze degli altri. La pace nasce dalla fatica di dire no quando è necessario».

Ostacoli alla pace, si capisce allora, sono la sete di possesso, la chiusura del cuore e il sospetto diffuso. La guerra, a tutti i livelli, si nutre di pensieri arroganti, parole intrise di volgarità, volontà di sopraffazione, agire sleale e ricerca di interessi e sicurezza a senso unico. Per questo D. Bonhoeffer ha scritto: «La pace va osata: è l’unico grande rischio e mai e poi mai può essere assicurata. Pace è il contrario di sicurezza. Esigere sicurezza significa essere diffidenti e a sua volta diffidenza genera guerra».

Non favoriscono, allora, la pace i progetti politici gridati che alimentano la paura e la discriminazione, allontanando l’incontro, lo scambio e l’accoglienza.

» Pace. Shalom: l’anima dell’amore

 

Book your tickets