Ostacolo

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Intenso e a tratti sorprendente è il racconto biblico dell’avventuroso viaggio intrapreso da Balaam, in sella alla sua asina, per rispondere all’invito di Balak, re di Moab.
Il brano del libro dei Numeri, nel suo dinamismo narrativo, offre la possibilità di scoprire la durezza ma anche tutte le potenzialità insite nella parola ostacolo. «Ecco, io sono uscito a ostacolarti – si legge – perché il tuo cammino contro di me è rovinoso» (22, 32). Dopo un dialogo surreale tra Balaam e la sua asina, a riconoscere «l’angelo del Signore [che] si pose sulla strada per ostacolarlo» (22, 22) non furono né il cavaliere né i servitori che l’accompagnavano, bensì l’asina, percossa per ben tre volte.
Non tutti possono contare su un’asina come quella di Balaam che, di fronte alla pertinacia dell’ostacolo, spinge il padrone («… si accovacciò sotto Balaam») a rivedere il suo progetto.
Ostacolo – da ob (di fronte) e stare – è tutto ciò che si frappone tra la risposta a una chiamata, un desiderio, un’intenzione o un progetto, e la loro realizzazione. E la vita, non la sopravvivenza, è chiamata continuamente a fare i conti con scomodi ostacoli, che impongono faticose variazioni di rotta, sofferte decisioni e dolorosi ripensamenti. Dolorosi, soprattutto per chi ha deciso, in cuor suo, che ormai la propria vita è in discesa.
L’asina ha costretto il suo padrone – nel senso letterale della parola («…si serrò al muro e strinse il piede di Balaam contro il muro») – a fermarsi e mettersi in ascolto; ad accogliere l’ostacolo come una sfida, fino a inginocchiarvisi dinanzi. Inginocchiarsi davanti all’ostacolo. È il gesto nel quale converge tutta la fatica fatta da Balaam per riconoscere che, per quanto duri da accettare, gli ostacoli meritano attenzione, rispetto e decisione. Come quella che spinge una mamma a far passare il suo bambino attraverso il filo spinato, nell’estremo tentativo di salvarlo dall’ostacolo della barbarie dell’umanità. In quel gesto sta tutta la convinzione che gli ostacoli non si superano aggirandoli o ignorandoli. Si affrontano, perché la vita non si caratterizza per la sua linearità.
Come ha teorizzato J.G. Fichte, solo accettandolo fino a scontrarsi con esso, l’ostacolo (Anstoß) costringe a ripensare e a ripensarsi, trasformandosi in tappa di un percorso, per lo più faticoso, verso la libertà, stimolo per un vero progresso e opportunità per conoscersi al di là di ogni velleità. Come ebbe a scrivere infatti A. de Saint-Exupéry, aprendo il suo Terre des hommes: «L’uomo scopre se stesso solo misurandosi con l’ostacolo. Ma per riuscirci gli occorre uno strumento». E se avessimo anche noi bisogno di… un’asina di Balaam?

Ostacolo

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