Orgoglio

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

«T’insegnerò, per disseccare i pianti fiacchi / e cangiarli in riso entro la gola, / un peccato magnifico: l’Orgoglio».
Per chi conosce dell’orgoglio solo il concetto maturato in ambito religioso o presente nella mitologia greca, l’affermazione di Ada Negri può apparire come uno dei tanti ossimori. Difficile da accettare. E invece, il «peccato magnifico» che la poetessa lombarda vuole insegnare alla sua interlocutrice, sopraffatta dal dolore, è un invito ad armarsi di una giusta passione: l’orgoglio! Frutto di misurata consapevolezza di sé e delle proprie capacità, della percezione della propria dignità e di un profondo rispetto verso sé stessi. Senza mai perdere il senso della misura. Questa forma di orgoglio, come sostiene D. Hume (Trattato sulla natura umana, II), è una passione complessa che, nelle persone meno avvedute, può degenerare fino a mettere a rischio le relazioni, anche quelle sociali.
Qualcuno ha paragonato l’orgoglio a una spezia. Nella giusta misura contribuisce a rendere sapida una pietanza. Un suo uso eccessivo, invece, la guasta. La giusta dose di orgoglio è, secondo S. Tommaso, desiderare la propria eccellenza (amor propriae excellentiae) senza andare oltre i limiti della ragione (cf. IIa-IIae, q. 162, a.3; q. 162, a.1). In questo senso, l’orgoglio può sostenere l’impegno di una persona, motivandola nell’affermazione di alcune idee e nel raggiungimento degli obiettivi desiderati. Altro evidentemente dall’orgoglio, figlio del narcisismo e anticamera dell’arroganza.
Di personaggi che incarnano il versante negativo dell’orgoglio se ne incontrano tanti nella Bibbia. Difficile è invece trovare una definizione di orgoglio. Fedele infatti al suo stile, il linguaggio biblico fa un uso davvero parco di termini astratti. Tant’è che, per indicare ciò che noi chiamiamo orgoglio, gli autori biblici ricorrono a una serie di espressioni, riconducibili a radici differenti. Tutte però col significato di «essere alto, tenere il capo alzato, essere dotato di forze superiori, stare in un luogo sopraelevato». Sicché l’orgoglioso è, nella Bibbia, uno che in fondo pone distanza, non solo emotiva, tra sé e gli altri, con comportamenti arroganti. Questa forma di orgoglio è vicina alla hybris greca, che significa letteralmente tracotanza, eccesso, prevaricazione. Atteggiamenti che portano dritti alla solitudine dell’orgoglioso.
La evita solo chi coltiva l’orgoglio che Aristotele considera «una sorta di corona delle virtù; perché le rende più potenti e non si trova senza di loro. Pertanto – si legge nell’Etica Nicomachea, 4,3 – è difficile essere veramente orgogliosi; perché è impossibile senza nobiltà e bontà di carattere».

Orgoglio

Book your tickets