Nella Chiesa e nella società in ascolto del Presente

«Maximum hoc est officium sapientiae et indicium, ut verbis opera concordent, ut et ipse ubique par sibi idemque sit».

  • Premessa

Il titolo volutamente non esplicita il soggetto o i soggetti chiamati, nella Chiesa e nella società, a mettersi in ascolto del Presente. Prima di tutto perché quello dell’ascolto è un esercizio che riguarda tutti e, poi, perché vi sono livelli diversi di responsabilità e quindi modalità diverse di ascolto.

Nella mia riflessione cercherò, per quanto mi è dato, di proporre considerazioni che risveglino in tutti, a cominciare da me, la responsabilità di ascoltare ed abitare il Presente perché «ut verbis opera concordent, ut et ipse ubique par sibi idemque sit».

Se un uditorio mi è permesso di privilegiare – ma non è certamente unico ed esclusivo – è certamente quello dei giovani. Senza dimenticare però che i giovani ai quali intendo rivolgermi vivono la loro esperienza di vita all’interno della società e all’interno della comunità ecclesiale. Essi cioè non sono una specie protetta, in un mondo riservato a loro e fatto apposta per loro. So di rivolgermi a giovani che sperimentano sulla loro pelle il vantaggio e i limiti di vivere in un mondo articolato e complesso; reso tale dalla presenza, accanto a loro, di persone con sensibilità diverse dalle loro e animate da prospettive talvolta addirittura concorrenziali rispetto alle loro. Tutto ciò per dire che non credo a una fascia di persone – in questo caso i giovani – che possa da sola ascoltare e vivere il proprio presente, progettare il proprio futuro e contribuire così a renderlo migliore. ….

Allegato: FOGGIA – ISSR, 24 Novembre 2017

 

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