Leggerezza

Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole

Tornare semplici e concreti
Nell’accezione letterale più frequente, è “leggero” ciò che ha peso fisico limitato o irrilevante. Mentre, in senso figurato, la leggerezza equivale alla mancanza di presenza a se stesso, cui seguono comportamenti frivoli e avventati. È il caso in cui la leggerezza equivale alla superficialità.
Né il senso letterale, però, né quello figurato esauriscono il campo semantico della parola leggerezza. Nel contesto della filosofia e dell’etica epicurea e nel suo De rerum natura, Lucrezio vede nella levitas la strada che permette all’uomo di liberarsi dalle paure e dalle preoccupazioni. Troppo poco per Italo Calvino. Lo scrittore italiano, nella prima delle sue Lezioni americane e assieme a Paul Valéry, ha contribuito a ridare dignità alla parola leggerezza, liberandola definitivamente dal riduttivismo semantico nel quale è stata con troppa facilità ricacciata. “Si deve essere leggeri come l’uccello che vola e non come la piuma”, è l’invito del poeta francese in Choses tues (1930). E, “Prendete la vita con leggerezza – gli fa eco Calvino, che aggiunge – Leggerezza non è superficialità ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.
È questa la leggerezza di cui abbiamo bisogno e che, se non siamo distratti, troviamo praticata nell’arte più ispirata, nella letteratura che non toglie forza al pensiero e nell’ esperienza religiosa autentica. Di leggerezza ci parlano gli animali volanti e i fidanzati sospesi di Marc Chagall. Leggero diventa il mitico Perseo, dotato di sandali alati donati da Mercurio, dopo aver sconfitto Medusa. Di leggerezza è lastricata la strada che porta all’ascesi autentica.
In un mondo appesantito da interessi e chiusure insopportabili, la vita che è armonia degli opposti, come ci ricorda Eraclito, ci chiede di essere ragionevolmente semplici e leggeri, di vivere un amore e una passione disinteressati. Leggerezza auspicabile è quella che fa tornare semplici e concreti, come tanti uomini e donne che non nascondono la fatica, neanche quella dei propri sentimenti. Quando raggiungeremo la libertà e la leggerezza di vivere e camminare senza interessi nascosti, nemmeno quelli camuffati da aspirazioni religiose; quando vivremo per la strada, nelle case, sotto il cielo pieni di fiducia; quando useremo parole semplici che vengono dal cuore e il cuore raggiungono, allora, solo allora, potremo sentirci leggeri. Della stessa leggerezza del viandante ristorato, pronto a proseguire il viaggio con gli altri, senza sentirli come concorrenti o avversari. Consapevoli, insieme, che le cose importanti si possono vivere e raccontare col sorriso, senza che perdano in intensità e in profondità; senza che ci pietrifichino, condannandoci a una insopportabile ripetitività. Le storie profonde vivono di leggerezza. Attitudine interiore fatta di attenzione, delicatezza, cura e consapevolezza. In questo quotidiano esercizio di ricerca della leggerezza, Maria Zambrano ci consiglia di “sollevare il cuore, di tenerlo in alto perché non sprofondi, perché non ci sfugga”.

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