“La Chiesa italiana testimone di un nuovo umanesimo”. A due anni dal Convegno ecclesiale di Firenze

Premessa

Dal titolo, com’è stato formulato e dal sottotitolo che lo colloca in un ambito temporale particolare (a due anni dal Convegno ecclesiale di Firenze), mi sento subito spinto a gettare uno sguardo sugli impegni affidati da papa Francesco alla Chiesa italiana nel suo Discorso ai Delegati, il 10 Novembre 2015. Ma, nello stesso tempo, mi sento chiamato anche a guardare agli impegni che la stessa Chiesa che è in Italia si è dato.

È chiaro che per gli uni e per gli altri fa testo il Discorso di papa Francesco. Un discorso importante sia per la sua struttura che per i suoi contenuti. Qualcuno la considera una Enciclica alla Chiesa che è in Italia.

La mi convinzione, a questo proposito, è che la stessa struttura del Discorso del Papa trasmette un messaggio preciso che porta o riporta la Chiesa a mettere ordine nella sua azione pastorale e quindi nell’esercizio della sua testimonianza. E “mettere ordine” vuol dire prima di tutto chiedersi da dove partono e da dove scaturiscono le parole che la Chiesa pronunzia, le scelte che essa fa e da dove trae la forza il suo modo di stare nel mondo con la “pretesa” di essere la Chiesa di Cristo. A renderla tale non sono solo e subito le sue parole o i suoi gesti bensì il “da dove” essi traggono motivo e forza. Può capitare infatti di essere tanto impegnati in iniziative nelle quali il riferimento a Cristo e al Vangelo è rinvenibile solo come etichetta; un’etichetta che mostra poi tutti i suoi limiti (semmai la sua origine contraffatta) quando ci si mette d’impegno a raccogliere tutti gli elementi di tracciabilità. È allora che potremmo scoprirci, anche come Chiesa, tra coloro ai quali Gesù ha detto: «Non vi conosco, non so di dove siete […]. Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità!» (Lc 13, 25b.27). …

Allegato: SALERNO – ISSR -Chiesa testimone di un nuovo umanesimo, 23 Novembre 2017

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