Impegno

Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Impegno – “Il primo dovere di ogni uomo non è quello di salvare la sua persona, ma è quello di impegnarla in ogni azione, immediata o lontana […]. La vita della persona non è una separazione, una evasione, un’alienazione, essa è presenza e impegno”. Le parole di E. Mounier liberano l’impegno dalle strettoie di una sua destinazione esclusivamente politica o ridotto a un generico «far qualcosa». La motivazione dell’impegno sta al cuore dell’essere uomo; e non è, primariamente, frutto di buona volontà. C’è impegno solo dove ci si riconosce inseriti in un mondo che reclama dedizione e presenza.

Ecco perché – nonostante un proverbio svedese reciti “chi non ha nulla da fare è sempre impegnato” – non è scontato che tutti si impegnino. Vi sono persone che hanno perso la voglia di impegnarsi (o non l’hanno mai avuta); e vi sono persone che si reputano incapaci di assumere impegni a breve o lungo termine. Forse per paura di sbagliare. In maniera provocatoria S. Beckett direbbe a costoro: “Hai mai provato? Hai mai fallito? Non importa. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio”.

La storia della parola impegno – composta da in illativo e pegno (pignus) – pone subito sulla nostra strada la suggestiva ma sicuramente impropria etimologia proposta da Gaio. Secondo il giurista romano morto nel 180 d. C., pignus sarebbe una parola derivata da pugno, dato che ‘con le mani si danno le cose’ (“…a pugno, quia res, quae pignori dantur, manu traduntur”). Nel significato originario, l’impegno è l’atto del “dare in pegno” qualcosa a qualcuno in cambio di danaro. Nella forma riflessiva, “impegnarsi” vuol dire obbligarsi a fare/dire qualcosa dando in pegno la parola. Per cui, l’impegno riceve senso e forza dalla credibilità di chi si impegna e non da ciò che scommettiamo e che quindi siamo disposti a mantenere o a perdere.

Probabilmente perché consapevoli del vero significato della parola impegno, in alcuni ambiti particolari, non ultimo quello politico, la parola impegno viene sempre più spesso bypassata. Al posto, per esempio, dell’impegno politico c’è la “discesa in campo”; impegnarsi sul piano sociale diventa “metterci la faccia”.
Vive in pienezza, secondo Kafka, solo chi è consapevole dell’impossibilità di licenziarsi da questo mondo o di sottrarsi all’impegno di fedeltà che, con la nascita, ognuno contrae con tutto ciò che lo circonda. L’impegno a sostituire le semplici connessioni con relazioni leali trasforma i sentimenti in legami. Purtroppo, “In un mondo che consuma tutto, i legami umani sono stati sostituiti dalle connessioni. Mentre i legami richiedono impegno, connettere e disconnettere è un gioco da bambini” (Z. Bauman). Ecco allora un impegno che ci viene consegnato: “Tutti voi avete una cassa, una scatola, e dentro c’è un tesoro. E il vostro impegno è quello di aprire la scatola, togliere il tesoro, farlo crescere e darlo agli altri, e accogliere il tesoro degli altri.” (Papa Francesco).

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