Sorte diversa è toccata al Capodanno rispetto al trattamento riservato al Natale. Del Capodanno tutti conoscono le ragioni che gli meritano il carattere della festa: segna di un nuovo inizio. Anche se in tanti continuano ad attribuire al primo di gennaio – tra lo scaramantico e l’ingenuo – la forza di “principio principiante” piuttosto che quella meno pretenziosa di “principio numerico”. A proposito dell’ingenua illusione di chi considera il primo giorno dell’anno come “principio principiante”, quand’ero ragazzo venivo invitato a comportarmi bene il primo di gennaio … avrei messo così (illudendomi!) una seria ipoteca di bontà su tutto l’anno. Delle vere ragioni che rendono eccezionale il giorno di Natale sembra invece che interessi davvero poco. Mi è capitato di seguire trasmissioni radiotelevisive sul Natale senza però sentire, nemmeno en passant, un richiamo a Gesù di Nazaret. Eppure non ci sarebbe Natale senza di Lui e senza un rimando alla sua nascita! Davvero, come ha detto con la solita franchezza papa Francesco durante l’omelia della vigilia: «Questa mondanità ci ha preso in ostaggio il Natale: bisogna liberarlo!». Quasi a ricordarci l’amara realtà di un Natale divenuto ormai “altro” rispetto alla sua origine. Soppiantato e sostituito nelle sue ragioni più vere. È questo che mi ha portato, in apertura, a dire che “sorte diversa è quella toccata al Capodanno rispetto al Natale”. … (testo completo)
Il Sole 24 Ore – Editoriali e commenti – 31 dicembre 2016 – pag. 20