Gelosia. L’ossessione del rivale

Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Gelosia – «Parlo della gelosia che (…) piega le gambe, toglie il sonno, distrugge il fegato, arrovella i pensieri, la gelosia che avvelena l’intelligenza con interrogativi sospetti, paure, e mortifica la dignità con indagini, lamenti, tranelli facendoti sentire derubato» (O. Fallaci).

Dal greco zelos (spirito di emulazione, rivalità), la gelosia esprime un sentimento di ansia e di dubbio provato da chi ha paura che ciò che ama gli venga sottratto. Il dizionario De Mauro definisce la gelosia come quel «Sentimento doloroso che nasce da un desiderio di possesso esclusivo nei confronti della persona amata e dal timore, dal sospetto o dalla certezza della sua infedeltà». Sentimento estremamente complesso – che, il più delle volte, imprigiona la mente ed il cuore – da sempre analizzato da studiosi e raccontato da artisti.

Il successo delle narrazioni sulla gelosia deriva dal forte (patologico) legame della gelosia con l’amore. Un legame che ha fatto dire a Orage: la gelosia «è la più amara delle emozioni, perché associata con la più dolce». L’Otello di Shakespeare è senza dubbio l’opera classica che, più di altre, “celebra” la gelosia. In essa Otello, il Moro di Venezia, ossessionato dal sospetto abilmente instillato in lui dal manipolatore Iago, giunge a uccidere la moglie Desdemona. Non è un caso che la forma di gelosia patologica, ossessiva, non più fisiologica e naturale, è comunemente chiamata «Sindrome di Otello». Essa, secondo Freud, è rivolta non solo alla persona che si ama e che si teme di perdere, ma anche al/alla rivale in amore. La gelosia quindi non è solo un sentimento misto di rabbia e paura verso l’amato, ma è anche invidia verso il/la rivale. Nasce dalla fatica dell’essere costretti ad accettare che non siamo i migliori, i più apprezzati e, come si direbbe oggi, «i più performanti».

Così la gelosia assume un rilievo sociale. Non si tratta più infatti di un sentimento fra due persone che si… amano. Esso interessa anche i rivali, quelli ritenuti “migliori” di noi stessi; e interessa gli oggetti d’amore. La gelosia di Otello trae origine dall’oggetto d’amore “posseduto”. Quando poi l’oggetto d’amore è un oggetto superiore o impossibile da possedere, ecco farsi strada un altro livello di gelosia, come la gelosia di Salieri nei confronti del talento posseduto da Mozart.

L’irrazionalità della gelosia – che presenta per lo più carattere morboso, ossessivo e istintivo – causa sofferenza a chi la prova e a chi ne è vittima: è un conflitto continuo fra mancanza di fiducia, desiderio di possesso e bisogno di conferma che, a volte, arma e può essere causa di efferati omicidi/femminicidi.

Se ben veicolata, se controllata e accettata, la gelosia può trasformarsi in spinta passionale verso l’amato ed emulazione nei confronti del rivale. Potrebbe addirittura alimentare e far sviluppare potenza e forza per dare sempre il meglio all’oggetto d’amore. «Credo di essere una delle persone più gelose del mondo – affermava Andy Warhol -. La mia mano destra è gelosa se la sinistra dipinge un bel quadro».

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