Futuro

Non solo nella filosofia e nella religione il futuro occupa un posto speciale. Il futuro è importante anche per chiunque riesca a rapportarsi in maniera riconciliata con il proprio passato e in maniera non ossessiva con il proprio presente.
Quanto incide sul nostro futuro un rapporto non patologico con il tempo! Rinunciare in maniera pregiudiziale a progettare il proprio futuro vuol dire cadere vittime del fatalismo e condannarsi a una vita superficiale e rassegnata. D’altra parte, sognare un futuro felice senza sentirsi fortemente e responsabilmente attratti dal presente, rischia di fare di noi soltanto dei fanatici. Quando, poi, ci si limita a rovistare in maniera maniacale nei cassetti del proprio passato si finisce per non partecipare da protagonisti allo spettacolo di una vita, che non smette mai di sorprendere. La vita si trasforma così in una fossa di macerazione di rimpianti, di rammarico e di rabbia.
Per Victor Hugo “Il futuro ha molti nomi: per il debole significa l’irraggiungibile; per il timoroso significa lo sconosciuto; per il coraggioso significa opportunità”. Ecco allora, per il padre del Romanticismo francese, alcuni dei significati della parola futuro: irraggiungibile, sconosciuto, opportunità.
Fin dalla sua etimologia, la parola futuro guarda all’essere e all’esistere nella sua declinazione a venire, senza rinnegare il passato. Il termine latino futurum infatti è participio futuro del verbo “essere”, e rimanda a ciò che è destinato ad essere/esistere. Ma etimologi attenti fanno notare che la forma futurum si origina dalla radice fu, che corrisponde alla radice tematica del tempo perfetto, cioè del passato. Insomma, ciò che è destinato ad essere/esistere, il futuro, non prescinde dal passato. Senza però che questo debba necessariamente ricacciarci nella concezione ciclica del tempo, radicata nella visione pessimistica e deterministica che ha segnato una parte del pensiero occidentale. Se ne sono fatti portatori, pur nelle variazioni del tema, Esiodo, Virgilio, Ovidio, Machiavelli ed il Vico del “ricorso delle cose umane” (Scienza nuova).
A ridarci i giusti riferimenti per vivere in modo responsabile e consapevole il nostro tempo è stato Sant’Agostino. “Noi viviamo in contemporanea tre tempi – ha affermato il vescovo africano -: il presente del passato, che è la storia; il presente del presente, che è la visione; il presente del futuro, che è l’attesa”. Ciò non basta però a evitare che del futuro si abbia più paura che desiderio. Soprattutto in un tornante della storia in cui, per motivi diversi, la giustificata tensione a trovare e a realizzare un senso per la propria vita è chiamata a fare i conti con la paura, che accompagna un’immagine per lo più sbiadita e incerta del domani.
Un esercizio, penso, possa aiutare a vivere in maniera responsabile e creativa “il presente del futuro”: passare in maniera decisa e consapevole dalla cultura del “minimo necessario” a quella del “massimo possibile”.

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