Feticcio

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Nel secondo paragrafo (13 marzo 1975) del suo incompiuto “trattatello” pedagogico (Lettere luterane), P. Pasolini mette in guardia il suo interlocutore, un ipotetico ragazzo napoletano, con queste parole: «… il fondo del mio insegnamento consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in brutti e stupidi automi adoratori di feticci».
Il regista e poeta italiano non è l’unico a nutrire riserve nei confronti del feticcio, che non è solo il residuo di credenze arcaiche superate, ma rappresenta tutto ciò che, ancora oggi, viene impropriamente rivestito di una esigente e forte valenza simbolica, affettiva ed emotiva. Al punto che, costruito o scelto dall’uomo, il feticcio diviene paradossalmente qualcosa d’indipendente dalla sua volontà. Un moderno Golem, dotato di un potere e di una vitalità capaci d’imporsi con la forza indiscutibile della sacralità.
Dall’esaltazione fanatica del singolo feticcio, si passa al feticismo diffuso e cieco nei rapporti sociali. Vi impattiamo ogni giorno incontrando o ascoltando chi predica mancanza di alternative e quindi la superiorità indiscutibile di un determinato modello politico, economico, etico, culturale. Anche le forme algoritmiche subiscono questo destino appagante, tipico del feticismo. Un paradosso, se pensiamo al carattere arditamente razionale e apertamente desacralizzante del nostro tempo! Tuttavia il feticismo è una sfida che non smette di interrogare filosofi, antropologi, sociologi, psicologi e letterati, sulla soglia dell’idolatria. Tenendo presente che – come scrivevo nella voce relativa, su questo giornale il 7 giugno 2020: «Idolo è ciò che viene eletto a tutto della propria vita».
Non saranno certamente i toni concitati di inascoltati moralisti a segnare i limiti di validità del feticismo, che è comunque il luogo in cui, di fatto, si manifesta la tensione tra desiderio di autonomia e inevitabile subordinazione. L’ampio spettro di feticci che popola il Pantheon della nostra vita individuale e comunitaria è specchio di ciò che davvero ci manca o abbiamo perso.
I feticci ai quali siamo disposti ad affidare i nostri desideri possono però avere un compito: aiutarci, qualora riusciamo a percepire la loro inconsistenza, a non temere, come voleva Pasolini, la sacralità della vita e la creatività dei sentimenti. L’una e gli altri non possono essere appaltati, in maniera acritica, a oggetti o a persone che tendono a deresponsabilizzarci o che chiedono di sacrificare sul loro altare la nostra impagabile autonomia.

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