Clericale/
Clericalismo

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Dal greco klêros – che propriamente significa sorteggio, eredità – derivano le parole clericale/clericalismo. Nell’Iliade, quando Ettore e Odisseo preparano il campo per il duello tra Paride e Menelao, «posero e agitarono le sorti (klêroi) in un elmo lavorato in bronzo» per stabilire chi avrebbe dovuto scagliare per primo la lancia (III, 315).
Nel corso del tempo klêros ha completamente cambiato significato, fino ad assumere quello prevalente di prescelto, eletto. Clericale/clericalismo sono voci non prive di risonanze negative. Lo notava già il vocabolario Tommaseo-Bellini del 1861. Su di esse ancora oggi pesano l’ideologizzazione, la superficialità con la quale si usano, la partigianeria nella lettura della storia; non ultimo, l’incoscienza e l’incoerenza di quanti dovrebbero sentirsi interpellati dalla forza di certe parole.
In una recente intervista papa Francesco, sorprendendo gli ascoltatori, ha allargato l’ambito di applicazione di queste parole, fino a quel momento rinchiuse quasi esclusivamente nel recinto della Chiesa. Ha detto il papa: «Ci può essere clericalismo anche nella politica. Anche un politico può avere comportamenti clericali».
Non credo si tratti di una estensione impropria del campo semantico delle parole clericale e clericalismo. Soprattutto se si pensa che, fino a un certo periodo, gli intellettuali venivano chiamati chierici, cioè gente considerata, o che si considerava, fuori dal comune perché eletta, prescelta. E, in forza di questa vera o presunta elezione, portatrice di una particolare dignità, responsabilità e autorevolezza. Occupavano posti di rilievo nelle gerarchie sociali, esercitando il potere. Il loro servizio era ritenuto spesso fondamentale nei luoghi dell’amministrazione, nelle curiae (cancellerie).
Chi non ricorda il saggio organico di Julien Benda Il tradimento dei chierici, pubblicato nel 1927? Lo scrittore e filosofo francese stigmatizza il comportamento dei chierici, intellettuali organici al potere, persone colte al servizio dei potenti, che avrebbero invece dovuto dedicarsi alla meditazione e allo studio, e da qui attingere ispirazione e passione per essere punti di riferimento per il popolo. Si sono invece appiattiti senza problemi sulla falsa retorica e sui luoghi comuni al servizio del «politicamente corretto», rinunciando al loro ruolo di guide che orientano verso orizzonti di senso alti.
Se questa è la storia, come si fa a non dare ragione a papa Francesco e al suo invito a vigilare perché la «perversione» del clericalismo, oltre a creare danni nella Chiesa, non ne combini di altrettanto gravi nell’ambito socio-politico?

Clericale/Clericalismo

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