Stile. Ciò che definisce una persona

Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Stile – Dal latino stìlus (penna), derivante dalla radice stig (pungere), lo stile (o stilo) era una verghetta appuntita metallica, di osso o di avorio con la quale si scriveva su tavolette cerate, incidendole. Nel tempo – e senza perdere il significato originario del termine – lo stile ha indicato il modo personale di scrivere. Oggi, pur conservandone la radice originaria, in senso più ampio la parola stile rimanda a tutto ciò che caratterizza una persona. Sotto profili diversi, a cominciare da quello estetico. In questo senso, lo stile di una persona contribuisce a farla conoscere. Esso infatti è «l’impronta di ciò che si è in ciò che si fa» (R. Daumal); «è un modo per dire chi sei, senza dover parlare» (R. Zoe). Insomma «lo stile è l’uomo» (G. L. Leclerc de Buffon). Lo è perché attraverso il suo stile una persona trasmette i propri gusti, fa conoscere il proprio modo di pensare e rende palesi i propri livelli di correttezza e di affidabilità nelle relazioni. Quando lo stile di una persona non è affettato, ricercato e ostentato, contribuisce in maniera decisiva a definirne la personalità. Fatta, quest’ultima, anche di tono della voce con il quale si trasmettono pensieri e sentimenti, fatta di complicità negli sguardi lanciati con purezza di intenzioni, di sorrisi elargiti in maniera gratuita e sincera, di attenzioni date anche se non dovute.

Su un piano diverso, si parla di stile letterario, musicale, artistico o di stile vita. Sono tutte locuzioni che permettono di definire lo specifico di uno scrittore al di là delle parole, di un musicista al di là delle note, di un artista al di là dei colori o delle tecniche usate, di un uomo al di là del tempo vissuto. Fino ad essere, lo stile, il ricordo che lasciamo agli altri dopo la nostra morte.

Non c’è solo lo stile personale. Vi è anche un modo di fare e quindi uno stile delle istituzioni. Si parla, ad esempio, di stile “accogliente” e “credibile” per la Chiesa, di stile “autorevole” per un governo o di stile “corretto” nello sport. In questi casi, gli attributi che definiscono lo stile identificano ciò che è richiesto a queste istituzioni perché se ne riconosca l’autenticità e l’autorevolezza. In questi casi, uno stile credibile diventa modello (stile) per i singoli e motivo di attrazione o di rifiuto delle istituzioni nella prassi quotidiana. Rendendo così vero quello che scrive E. Hemingway: «La giusta maniera di fare, lo stile, non è un concetto vano. È semplicemente il modo di fare ciò che deve essere fatto. Che poi il modo giusto, a cosa compiuta, risulti anche bello, è un fatto accidentale». Perché, in fondo, «Lo stile è la fisionomia dello spirito» (A. Schopenhauer).

 

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