Confusione

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

La contemporanea presenza, nel nostro mondo interiore e in quello che ci circonda, di esperienze, sollecitazioni e informazioni tra loro contrastanti è all’origine della confusione. Stato emotivo, accompagnato dalla sensazione di non riuscire a tenere sotto controllo quanto si muove dentro e intorno a noi. Ma anche esperienza dal carattere paradossale, a causa del modo imprevedibile in cui si danno appuntamento sensazioni contrastanti e desideri inconciliabili.
Paradossale è anche il rapporto tra l’etimologia e il significato della parola confusione. Prese infatti separatamente, le due parti che la compongono – prefisso con più verbo latino fundere – fanno riferimento all’atto di unire, ricomporre e amalgamare. Riunite nell’unico termine «confusione», fanno invece riferimento alla mescolanza disordinata di cose, persone, emozioni o informazioni. È ciò che segna la differenza tra la confusione e la complessità. Dove la complessità, sul piano personale e sul piano del reale, può trasformarsi in invito alla ricerca e spinta alla valorizzazione di tutto ciò che è diverso, la confusione provoca invece perdita di certezza, fatica di pensare, stati d’ansia, tensione e paure che aprono la strada alla sensazione di vuoto esistenziale.
L’accostamento della confusione al racconto biblico della Torre di Babele (Genesi 11, 1-9) è così scontato da far ormai considerare sinonimi le due parole. Ricordiamo, tra i tanti rimandi possibili, la frase che Pirandello mette sulla bocca di Belcredi nell’Enrico IV: «Recitava ognuno per burla la sua parte! Era una vera babele!». Ma è proprio questo accostamento lessicale che può aiutarci ad aprire un varco per uscire dal senso di smarrimento che accompagna le varie forme di confusione.
È vero che da sempre Babele e la costruzione della torre evocano confusione delle lingue e dispersione. Ma, nella confusione delle lingue e nella dispersione, è possibile vedere la svolta verso qualcosa di nuovo che da quella soglia prende origine. La confusione, insomma, può non essere una condanna senza appello o uno stato definitivo. «è possibile – scrive R. Calasso – che i costruttori della Torre non avessero propositi empi […] ma anche gli errori possono condurre al risultato che si cerca».
Non so con quale grado di probabilità, ma c’è chi vede nella rottura di unità di Babele l’inizio della felice invenzione delle lingue. E se fosse così anche per lo stato di confusione nel quale talvolta veniamo a trovarci? E se anche la sofferenza e il disagio emotivo che accompagnano la confusione fosse un serbatoio di energie senza forma, motivo di crescita e di creatività?

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