Linguaggio

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Cambiando opinione rispetto al De vulgari eloquentia (I, VI, 4-7), Dante così scrive verso la conclusione del XXVI canto del Paradiso: «Opera naturale è ch’uom favella; / ma così o così, natura lascia / poi fare a voi secondo che v’abbella» (130-132).
Il Sommo Poeta era interessato al legame tra natura e cultura. Sulla scia però di quanto da lui affermato e pensando all’analogia che vi è nel rapporto tra lingua e linguaggio, si può dire che quest’ultimo è la facoltà che permette di attivare processi e sistemi di segni verbali e non verbali, attraverso i quali si esprimono sentimenti, si condividono informazioni, si comunicano pensieri e si tra-smettono idee. Da quest’unica facoltà, presente in tutti gli esseri viventi, dipendono le specifiche modalità del comunicare, attraverso un codice articolato di parole, segni o gesti dotati di significato. Specifiche modalità di comunicazione che cambiano a seconda dei soggetti che interagiscono, dando così luogo alla differenza tra linguaggio umano e linguaggio non umano. Entrambi caratterizzati da una peculiare complessità, portatrice di ricchezza, ma anche fonte di problematicità.
Ne sa qualcosa certa politica! Specie quella che invia messaggi in forme semplificate e rozze, che sono all’origine di allarmanti derive e di incomprensibili ostilità. Quanti conflitti alimentati da un linguaggio sprezzante di ogni diversità! Quante relazioni infrante a causa di un uso distorto del linguaggio! Ma, anche, quante conquiste positive passano attraverso un linguaggio consapevole e rispettoso, che si traduce in parole accoglienti, sguardi complici, segni concreti di vicinanza e di conflitti ricomposti! Dando ragione a Maria, la giovane armena ospite della Cittadella della Pace di Rondine, che afferma: «La lingua è per me ciò che definisce e costruisce il mondo. Questo mi ha aiutato tantissimo quando ho cominciato ad occuparmi davvero di dialogo tra persone diverse» (F. Vaccari, L’approccio relazionale al conflitto). Ci può essere dialogo infatti solo dove c’è cura attenta per il linguaggio; dovere sociale e via maestra per una reale democratizzazione della società e per un definitivo abbandono dell’uso improprio e strumentale del concetto di identità.
Partendo dal carattere generativo che Noam Chomsky riconosce al linguaggio in genere, si può affermare che esso non è solo mezzo di comunicazione e di conoscenza. Il linguaggio contribuisce a modellare il nostro mondo e le nostre relazioni; fa nascere e sviluppare esperienze inedite, confermando lo stretto legame che corre tra comunicazione, agire umano e identità.

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