Concluso il tempo liturgico di Natale, lasciamo la grotta di Betlemme per metterci alla sequela di Gesù che inizia la sua vita pubblica.

Se nel Battesimo al Giordano è il Padre che indica Gesù come Colui che dobbiamo seguire e che può dare un senso pieno alla nostra vita (“Questi è il Figlio mio … ascoltatelo”), nel Vangelo di oggi è Gesù stesso che “manifesta la sua gloria”. Attraverso segni e parole, infatti, Egli ci comunica tutta la novità e la forza trasformante della sua presenza. Per comprenderle meglio, allora, “entriamo” anche noi nella sala apparecchiata per la festa di nozze a Cana e riviviamone gli eventi.

La sala non è soltanto un luogo fisico, ma con gli elementi e le diverse figure che la abitano, è metafora della vita di ciascuno di noi. In essa c’è una festa, con tutti gli ingredienti richiesti dall’occasione, armonizzati dall’attenta regia del maestro di tavola. Eppure questo non basta perché tutto vada per il verso giusto!

“Non hanno più vino”. Il vino, simbolo di gioia e di prosperità, viene a mancare. Così il posto di una vita piena e significativa viene occupato dall’acqua insapore, simbolo di una vita piatta e senza senso. Ma la presenza di Gesù testimonia la vicinanza di Dio all’uomo che – come i due sposi – sta dando un nuovo inizio alla propria vita, ma subito è in difficoltà perché manca il vino, simbolo di gioia, di passione, di entusiasmo.

C’è un solo modo per ridare senso a questa vita, per riaccendere la “festa”: accettare l’invito di Maria, “Fate quello che vi dirà”. Accogliere la Parola di Cristo nella propria vita è il passo indispensabile per “riprendere la festa”, per godere la qualità eccellente e l’abbondanza del vino nuovo, per sperimentare una vita piena. Ad una condizione però: mettere a disposizione di Cristo il poco che abbiamo, le sei (numero simbolico che indica l’imperfezione) anfore di pietra.

“Fate quello che vi dirà”. Dopo aver ascoltato la Parola, occorre tradurla in pratica, agire di conseguenza. “Riempite di acqua le anfore”, dice Gesù. Già, solo questo possiamo dare di nostro: acqua, che, per quanto preziosa, rispetto al vino è insapore. Ma nelle mani di Gesù, quell’acqua si trasforma nel migliore dei vini. Il poco che abbiamo, “l’acqua insipida” della nostra vita, nelle mani del Signore può davvero diventare esperienza di vita nuova e gioiosa.

Di fronte a questo segno, “i suoi discepoli credettero in lui”. La presenza di Cristo alle nozze di Cana – come nella vita di ognuno di noi – non lascia indifferenti, ma è fonte di novità. Il modo in cui Giovanni narra la reazione dei discepoli presenta la fede stessa come slancio e adesione verso una Persona viva, capace di sorprendere e ridare pienezza alla nostra esistenza! Di questo Cristo, oggi siamo chiamati ad essere discepoli e testimoni nel mondo.

» II Domenica del Tempo Ordinario, 17 gennaio 2016