Una tempesta notturna improvvisa, sul lago di Tiberiade. La barca dei discepoli rischia di essere travolta dalle onde. A fatica essi lottano contro l’acqua che irrompe violenta. E Gesù? Dorme a poppa, apparentemente incurante di quanto sta accadendo.

“Ma che fa il Maestro? Dorme?”. Quante volte anche nel nostro cuore è sorta questa domanda, rivolta a Dio? Forse, ogni volta che, “nella notte” della vita, improvvisamente, è scoppiata una tempesta tumultuosa e abbiamo intravisto la rovina. Che fa Dio?  Perché non interviene, perché non mi salva? Perché continua a dormire tranquillo mentre la “barca” affonda?

Ma Egli seguita a tacere. Non reagisce come io mi aspetterei, non segue i miei schemi e i miei tempi. “Chi è dunque costui….?”, “Chi è il Dio nel quale credo?”, “Chi è Gesù per me?”. Forme diverse per un’unica domanda radicale, cui ogni credente deve dare risposta.

La vicenda dei discepoli narrata nel brano evangelico odierno ci aiuta a trovare la risposta a questa domanda. Ma non una risposta teorica, bensì una risposta inserita in una storia concreta e carica di difficoltà. Non solo. E’ una storia che prende inizio da un invito di Gesù: “Passiamo all’altra riva”. Non un mero invito a “spostarsi” geograficamente, ma l’esortazione ad un “movimento” interiore più profondo. “Passiamo all’altra riva”, cioè : usciamo dalle nostre sicurezze (religiose, personali, culturali, ecc….), apriamoci ad altre realtà, portiamo la nostra esperienza agli altri, avviamoci verso soluzioni nuove. E dinanzi a questo invito, i discepoli accettano, si mettono in cammino! Ma quante difficoltà! Marco le elenca tutte, con il simbolismo tipico del Vangelo: era sera; e poi, il vento… il mare, immagine del caos abitato da forze ostili… la barca che si riempie d’acqua. Ma soprattutto la più grossa ed inaspettata: Gesù dorme, la sua presenza appare quasi inutile! E questo autorizza i discepoli a lamentarsi con lui: “Non ti importa che moriamo?». Un lamento così simile ai nostri, quando ci ribelliamo di fronte al “silenzio” di Dio…

Ma Gesù rimprovera i discepoli perché non hanno abbastanza fede in lui, non comprendono ancora che il Signore, dorma o vegli, “è con loro”, sulla stessa barca, come compagno di viaggio. Nonostante il tempo trascorso con Lui, i discepoli non sono ancora “uno in Cristo” (2^ lett.). Solo se profondamente uniti a Lui, possiamo avvertire la sua presenza e capire chi Egli è per noi. Solo se  uniti a Cristo possiamo avvertire la forza ed il fascino del suo invito a “passare all’altra riva”. Certo, tutto questo non avviene senza difficoltà. Ma in queste difficoltà non siamo soli: Gesù continua a far sentire la sua presenza e la sua voce rassicurante: “Taci, calmati…”.

Signore, aumenta la nostra fede in Te, perché possiamo seguirti ogni giorno “sull’altra riva”!

» XII Domenica del Tempo Ordinario, 21 giugno 2015