Ancora una volta, nel Vangelo di questa domenica, Gesù ci sorprende con una parabola. In tutta sincerità, dopo averlo sentito definire “disonesto” l’amministratore di cui ci parla, non ci saremmo davvero aspettati una conclusione simile: “Il padrone lodò l’amministratore disonesto perché aveva agito con scaltrezza”.

Quale valore dunque il Signore ci suggerisce con questo racconto? Va da sé che ad essere lodata ed additata come esempio non è certo la disonestà dell’amministratore, né il fatto che egli avesse sperperato i beni del suo padrone.

La svolta per interpretare correttamente questo brano – e quindi per non ritenere sconcertante la sua conclusione – sta nell’umanissimo e gioioso comando: “Fatevi degli amici con la ricchezza”.

Gesù, prendendo spunto da come ha agito l’amministratore “disonesto”, ci invita a dare un senso nuovo e diverso a ciò che possediamo, ai nostri beni. E non si tratta solo di beni materiali! Ricchezze sono anche l’intelligenza, la cultura, le diverse sensibilità che, se amministrate male, possono degenerare in arroganza e presunzione.

La ricchezza, di solito, spinge a creare muri, installare allarmi, montare cancelli, separare e dividere gli uomini tra loro creando discriminazioni. Gesù, al contrario, invita i suoi discepoli ad invertire la rotta: “Fatevi degli amici con la ricchezza”. Sì, perché le persone valgono più delle cose e contano più delle ricchezze possedute. Perché, nel gioco della vita, vince davvero non chi ha tante ricchezze, ma chi crea e mantiene vivi tanti legami, tante relazioni, tante amicizie attraverso le diverse “ricchezze” messe nelle sue mani. Verrebbe quasi la tentazione di affermare che quello che Gesù oggi ci dice, forse non ha “niente di sacro”. Ma di sicuro è espressione di grande sapienza del vivere.

Del resto, Gesù dà anche la motivazione della sua esortazione: “Fatevi degli amici con la ricchezza… perché essi vi accolgano nelle dimore eterne”. Ad accoglierci in Paradiso, se saremo capaci di trasformare le ricchezze in strumenti di comunione, non ci sarà soltanto Dio, ma anche coloro ai quali ci saremo legati amministrando bene quanto il buon Dio ha messo nelle nostre mani!

“E ora cosa farò?”, si domanda angosciato l’amministratore trovatosi in cattive acque! Una domanda che può sorgere dentro ognuno di noi dopo aver ascoltato questa pagina del Vangelo. “Sono ancora in tempo – dovremmo chiederci – per farmi amici con la ricchezza?”. “Certo!”, ci risponde Gesù. Finora sei stato “disonesto”? Comincia a sanare il male che hai compiuto col bene! Hai causato lacrime? Rendi felice qualcuno! Hai rubato? Dona a chi è nel bisogno! (È significativo, al riguardo, che nella domenica del Congresso Eucaristico siamo invitati a spezzare il pane con chi è rimasto vittima del terremoto).

Agendo così, saremo lodati dal Signore “perché abbiamo agito con scaltrezza”, cioè con la sapienza di chi si riconosce figlio di Dio e mette in gioco se stesso per il Regno.

» XXV Domenica del Tempo Ordinario, 18 settembre 2016