Se il brano evangelico di domenica scorsa si concludeva con l’invito autorevole alla conversione, questa seconda tappa del nostro cammino quaresimale ci aiuta a capire in che essa consista: è, essenzialmente, un ri-orientare in maniera decisa la vita verso la luce. L’episodio della Trasfigurazione, infatti, ci dice che cosa succede a chi si converte, a chi – come un girasole – si volge verso la sorgente della luce: scopre la bellezza dello stare con Gesù («È bello per noi essere qui») e del fare la propria parte perché il suo Vangelo diventi regola di vita e ispiratore di progetti di nuova umanità.

Con Pietro, Giacomo e Giovanni lasciamoci, dunque, condurre anche noi sul monte, luogo per eccellenza di rivelazioni e di teofanie, luogo d’incontro con il Signore. Saliamolo, portando con noi la nostra storia, con i suoi entusiasmi e anche i suoi momenti di scoraggiamento; con le sue belle pagine e anche con quelle che avremmo preferito non aver scritto. Il suo è il monte della Parola di Dio, il monte dei sacramenti celebrati e vissuti, il monte del servizio generoso reso ai fratelli, a partire dai più poveri.

Lo stare con Gesù vissuto dai tre apostoli è un’esperienza unica e seducente – una fugace visione del suo stato glorioso, un anticipo di resurrezione – che non a caso Pietro vorrebbe prolungare («Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia»). Chi si avvicina a Lui comincia ad assaporare una fede carica di entusiasmo, capace di stupirsi e di stupire: è di questa fede che ha bisogno il nostro mondo. Fissare il volto luminoso di Gesù e fare esperienza di incontro con Lui allontana l’angoscia e fa nascere il gusto di ascoltarlo, di seguirlo, di sintonizzarsi sulla sua proposta di vita. È questo il senso dell’annotazione dell’evangelista, che dice che “dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»”, parole che ci riportano al Giordano: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1,11).

Ascoltare Gesù, ubbidire alla sua voce – come Abramo, che ha vissuto tutta la sua lunga esistenza nella speranza e nella fede in Dio (prima lettura) – porta a abbandonarsi a Lui anche nelle situazioni più difficili e umanamente incomprensibili. Su questa via, come ci testimoniano tanti santi anche feriali, ritroviamo luce per i nostri passi e per le nostre relazioni: scendiamo, allora, dal monte con rinnovata disponibilità a spenderci nella valle del nostro quotidiano.