La liturgia della Parola di questa domenica, nel suo insieme, ci richiama ad un atteggiamento cristiano fondamentale: la continua vigilanza. Gesù (Vangelo), in particolare, ci invita ad “essere pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”, per poter cogliere il “passaggio” di Dio nella nostra vita, ogni volta che Egli bussa alla nostra porta e ci propone di fare esperienza della sua salvezza. Un’attesa che si fonda sulla promessa del Signore di portare a compimento la sua proposta di salvezza per ciascuno di noi.
Le modalità richieste da Gesù per vivere bene questa vigilanza sono parte integrante del suo stesso contenuto e necessitano della nostra attenzione. Anzitutto “le vesti strette ai fianchi”, immagine che richiama l’atteggiamento di chi è pronto per mettersi in cammino. Chi si fida di Dio, infatti, sa bene che la vita di fede è un percorso continuo, uno “spostarsi” verso tappe sempre nuove, che il Signore stesso ci propone giorno dopo giorno. In fondo, è l’atteggiamento del pellegrino, che sceglie di non mettere radici in comode e rassicuranti dimore (materiali o simboliche), per dipendere con semplicità di cuore dalla volontà di Dio che scopre ogni giorno e che lo guida verso la meta successiva. E’ l’esperienza vissuta da Abramo che, “per fede obbedì, partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava”. E per mantenere un cuore libero, pronto a rispondere alle sollecitazioni di Dio, Gesù raccomanda di non appesantirci con il possesso di beni materiali eccessivi, di mantenere uno stile di sobrietà preoccupandoci invece di accumulare “un tesoro sicuro nei cieli… perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.
E poi ci è richiesto di mantenere “le lampade accese”, per essere in grado di rischiarare il buio della notte. Siamo invitati, cioè, a vivere una fede autentica e matura, capace di “rischiarare” le tante “notti” della vita. Una lampada, quella della fede, che dobbiamo aver cura di alimentare di continuo, con la preghiera e la coerenza delle nostre azioni.
Con una consapevolezza: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto”. Perchè i doni che il buon Dio ci ha dato – e ciascuno di noi ne ha in abbondanza – devono portare frutto, poiché ci sono stati affidati per il bene di tutti. Nessuno, dunque, può ritirarsi intimisticamente nella “certezza” della propria salvezza, disinteressandosi degli altri. La fede vera apre il cuore al prossimo e spinge verso la comunione concreta con i fratelli, soprattutto con coloro che si trovano nel maggior bisogno.
La nostra fede, come la nostra esistenza, sia dunque viva e feconda. Come? Coltivando, con entusiasmo e generosità, la passione per il bene possibile, per il sorriso possibile, per l’amore possibile, per un mondo migliore possibile.

» XIX Domenica Tempo Ordinario, 11 agosto 2019