Ancora una volta la Parola di Dio ci fa incontrare un Dio che si mette alla ricerca, un Dio che invita. E, quando Dio invita lascia la libertà di dirgli di “sì”, ma anche quella di rifiutare il suo invito.
La sala in cui ha preparato il banchetto può restare vuota, quel pane e quel vino che ha messo sulla tavola e che sono nutrimento per la vita possono anche rimanere lì, senza che qualcuno li prenda per mangiarli.
Ecco chi è il nostro Dio: un Dio che apre strade nuove davanti a noi e ci chiede di percorrerle. Un Dio che prepara un banchetto, segno chiaro di una festa che LUI vuole per me. E vuole che la sala nella quale Lui dà questa festa sia colma. Vuole che la gioia di stare con Lui e di condividere il suo modo di vedere e vivere la vita appartenga davvero a tutti.
È questo il sogno di Dio ed è per questo che manda a chiamare tutti coloro che stano ai crocicchi delle strade, sempre più luoghi della speranza negata e della festa mancata.
Il Signore continua a rivolgere il suo invito. Tale l’invito che ci rivolge durante la Messa: «Beati gli invitati al banchetto».
Quando noi ci alziamo per andare all’altare, noi diciamo con i fatti di voler accogliere il dono della comunione con Lui e di voler percorre le strade della nostra vita con Lui.
Quando ci alziamo per andare all’altare, non lo facciamo perché siamo migliori degli altri, ma solo perché siamo tra i tanti che il Signore ha scovato nei crocicchi delle strade e li ha chiamati.
Il Signore, stando al racconto biblico, pone una condizione alla nostra partecipazione alla festa: il vestito di nozze! A chi non ce l’ha vengono rivolte quelle parole drammatiche: «Gettatelo fuori!».
Non indossare l’abito di nozze infatti, nella consuetudine ebraica, voleva dire non volersi confondere con gli altri (con gli uomini dei crocicchi!); voleva dire non voler portare il proprio contributo per rendere bella la festa; voleva dire dichiararsi apertamente contrario al modo di vedere del padrone di casa.
L’uomo che non ha indossato l’abito nuziale, inoltre, non ha creduto fino in fondo a quell’invito. Non ha creduto che quell’invito poteva trasformarlo da uomo dei crocicchi e da uomo qualsiasi in amico del re, capace di diventare addirittura come Lui.
La differenza tra l’uomo che resta ai crocicchi delle strade e quello che ha invece accettato l’invito sta nel fatto che chi ha accettato l’invito e ha indossato l’abito nuziale ha fatto suo lo stile del re che lo ha invitato al banchetto. Come Lui, si sente chiamato ad essere uomo del dono, uomo pronto ad invitare. Come Lui sente il bisogno di condividere la festa, ma anche di portare con gli altri il peso della vita.
Di questi uomini ha bisogno il nostro mondo. Uomini che non vogliono lasciare nessuno ai crocicchi delle strade; uomini che desiderano per tutti l’esperienza della festa. E per questo si spendono. Si spendono perché l’invito del Signore a vivere momenti di festa con Lui possa essere ascoltato da tutti, soprattutto da quanti, per le situazioni nelle quali vivono, ritengono di essere esclusi per sempre dalla festa; ritengono cioè che per loro esistono solo crocicchi e luoghi senza speranza.
Compito del credente oggi è soprattutto quello di tenere l’orecchio ed il cuore tesi all’invito del Signore, nutrire la convinzione che il Signore non chiama i perfetti e che la sua chiamata va rivolta anche agli altri frequentatori dei crocicchi.