La liturgia della Parola di oggi ci presenta l’inizio del ministero pubblico di Gesù, incentrato sulla sua esortazione “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.
Per comprendere fino in fondo la forza e il senso di quest’invito, è necessario ritornare al messaggio che il Natale ci ha consegnato: non siamo noi a meritare Dio e la sua vicinanza; non siamo noi, a suon di penitenze e sacri riti, a meritare la sua amicizia, la sua benevolenza, la sua luce. Ma “mentre il popolo brancolava nelle tenebre”, il Signore è venuto per inondarci della sua luce. Questo abbiamo celebrato a Natale: l’irruzione della Luce nella storia dell’umanità!
Alla luce di questo evento va letto l’invito forte di Gesù alla conversione! Un invito che  non può essere ridotto alla messa in pratica di qualche penitenza in più, per poi accorgersi di non aver cambiato nulla della propria vita. Per non perdere la forza e la bellezza di quello che abbiamo celebrato a Natale, infatti, quell’invito va così tradotto: “È venuta la luce, è qui! Apri i tuoi occhi, guardala in faccia, permettile di raggiungere ogni angolo della tua vita e dei tuoi progetti!”.
Sapete perché funzionano poco le nostre … “conversioni”, fino ad essere inutili e ripetitivi tentativi di cambiare qualcosa dentro di noi? Non funzionano perché facciamo cominciare l’impegno di conversione da noi stessi, dalle nostre decisioni, dalle nostre forze, e non da Cristo-luce!
“Convertiti”, vuol dire: “Guarda una buona volta in faccia Cristo-luce! Solo se orienti il tuo volto verso la luce potrai agire da illuminato nel tuo modo di pensare, di vedere e di vivere”.
É dunque dall’incontro con Cristo Gesù che comincia un percorso vero e credibile di conversione. Proprio com’è capitato ai primi discepoli: aver incontrato Gesù ha dato loro motivi sufficienti per seguirlo e forza di cambiare vita, lasciando tutto e mettendosi concretamente al servizio del Regno. L’incontro con Gesù li ha spinti a fare scelte così radicali da mettersi alla sua sequela.
Con lui, essi hanno percorso la Galilea,  una zona di frontiera,  considerata la periferia della terra promessa. Gesù, infatti, comincia la sua predicazione proprio dalla Galilea, cancellando le frontiere, confondendo le nostre carte e stravolgendo i nostri schemi.
Anche gli apostoli vengono presentati mentre sono “in riva al mare di Galilea”. Anche loro, come Gesù, sono persone che stanno bene solo in frontiera, quasi mescolandosi ai pagani, per essere anche per loro luce ed annunciare la vera liberazione, quella del Cristo.
Solo l’incontro forte e decisivo con Gesù ha messo in moto i discepoli, trasformandoli in annunziatori e testimoni dell’amore di Dio verso il suo popolo.
Lasciamo che questo invito forte alla conversione muova anche le nostre vite sulle orme del Salvatore.