Epifania del Signore, 6 gennaio 2022

Oggi, solennità dell’Epifania del Signore, la gioia del Natale trova la sua pienezza. Già la prima lettura ci introduce al messaggio della liturgia odierna. Isaia, infatti, si rivolge al popolo di Israele con un invito alquanto sorprendente! Ad un popolo che ha sperimentato esilio e sopraffazioni il profeta dice: “Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”. “Rivestiti di luce!”, cioè, apri il tuo cuore all’esperienza forte della presenza e della vicinanza del Signore! Un invito che, oggi, con la stessa intensità, viene rivolto anche a noi che abbiamo celebrato il Natale di Gesù, esortandoci a lasciarci raggiungere dalla luce di Betlemme! Anche noi, cioè, veniamo invitati a non fermarci ai segni esteriori che hanno accompagnato il Natale, ma a ripartire da quell’evento, per vivere con più autenticità la nostra vita di uomini e di credenti!
Il comportamento dei personaggi che animano l’episodio evangelico non solo ci aiuta a comprendere il modo in cui noi stessi abbiamo vissuto l’incontro con Gesù nel Natale, ma anche a verificare cosa siamo riusciti a portare con noi allontanandoci dalla grotta. L’evangelista Matteo, infatti, ci mostra quanto diversi siano i modi con cui ci si può accostare a Cristo e reagire alla sua presenza. Erode e gli scribi sono emblema di un cuore che si indurisce, si ostina e rifiuta la presenza del Signore. Essi sono i veri sconfitti dalla nascita di Gesù. Erode è sconfitto dalla paura di perdere il potere, gli scribi e i capi del popolo risultano sconfitti, perché non sanno guardare oltre le loro certezze (“sta scritto”, essi dicono), non sanno aprirsi e cogliere la novità che è in Gesù.
Di tutt’altra portata è l’esperienza dei Magi. Essi, “venuti da Oriente”, simbolicamente rappresentano tutti i popoli lontani dalla fede ebraica tradizionale. Eppure, essi si lasciano guidare dalla stella (simbolo di guida divina) e affrontano un lungo e pericoloso viaggio pur di conoscere la verità sul Messia, una verità che cercano con sincerità ed impegno. Essi recano doni che appartengono alle loro usanze, alla loro storia. Perché dal Signore ci si va così, con la propria storia. E ci si va anche per educarsi al dono: “se aspettiamo di diventare ricchi prima di diventare donatori, moriamo di povertà” (don P. Mazzolari). Ma l’esperienza dei Magi non finisce davanti alla grotta di Betlemme. Essi tornano per raccontare e condividere l’esperienza fatta, pronti a rinnovare la propria vita proprio a partire da quell’incontro. Perché a nessuno è consentito “appropriarsi” egoisticamente di quel Bambino: Egli è un dono per tutti.
Anche noi, dunque, “lasciamoci rivestire” dalla luce di Cristo e, come i Magi, intraprendiamo ogni giorno il percorso che porta a Lui, per essergli testimoni nel mondo.