Le letture di questa domenica ci invitano a riflettere su un aspetto essenziale e delicato della vita cristiana, soprattutto in relazione all’edificazione di una comunità di credenti matura e responsabile: farsi carico del fratello e dei suoi eventuali errori, per una crescita comune.
In questo compito, infatti, ogni credente deve essere collaboratore di Dio, proprio come lo sono stati i profeti nella storia del rapporto tra Javhé, l’unico vero Santo, ed il suo popolo.
E’ questa, ad esempio, l’esperienza di Ezechiele (I lettura), inviato da Dio “come sentinella per la casa d’Israele”. La sua missione di annunciare al popolo la Parola del Signore non va intesa come la fredda e sterile denuncia di un “fustigatore” che stigmatizza i peccati altrui, magari sottilmente compiaciuto della propria integrità religiosa. Al contrario, Dio gli chiede di interpretarla come assunzione, in prima persona, della responsabilità per la sorte del fratello (“della sua morte io domanderò conto a te”). La “sentinella”, infatti, ed il compito che essa assolve sono un segno concreto della vicinanza amorevole di Dio. Nella comunità, perciò, essa ha anzitutto il compito di far percepire a chi sbaglia che, nell’errore, egli non viene lasciato solo a consumarsi nel suo peccato. Il Signore, infatti, proprio perché ci ama, non ci fa mancare i suoi interventi correttivi, la sua vicinanza, il suo perdono. Sta a chi ha peccato valorizzarli o respingerli con fastidio.
Anche Gesù insegna (Vangelo) ad essere responsabili edificatori della comunità, consapevoli dell’urgenza di promuovere a tutti i costi l’unità e l’accordo, ricercando ogni possibile via di dialogo, così da escludere ogni frattura definitiva. Questa responsabilità, quando necessario, diventa “correzione fraterna”, con l’obiettivo di aiutare il fratello a non soccombere per i suoi errori.
Consapevole dell’importanza e delicatezza di questo compito affidato ad ogni credente nella comunità, l’evangelista Matteo invita ad esercitare questa missione con una precisa gradualità, liberata da ogni arroganza. L’urgenza di tale servizio dipende dal fatto che ogni attentato all’unità e alla fraternità, oltre che distruggere la vita interna della comunità, offusca la presenza di Dio in essa. Il credente, dunque, sull’esempio della sentinella è chiamato a vigilare, a “spiare l’orizzonte” della storia, per individuare i segni della presenza misteriosa di Dio e condividerli con la comunità, nell’impegno comune a mantenersi fedeli all’Alleanza con Lui. Non si tratta quindi di limitarsi a stigmatizzare il male, ma di creare le condizioni perché chi sbaglia possa convertirsi. Questo è certamente uno dei segni di comunione che rendono credibile la comunità cristiana. “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.