Celebriamo la festa della Trasfigurazione del Signore Gesù. Il Vangelo ci racconta questo episodio, così importante e decisivo, che Gesù sceglie di vivere insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni, sul monte Tabor. Per coglierne il significato profondo, è importante rimarcare il contesto in cui si svolgono i fatti. Sei giorni prima – annota Matteo introducendo il racconto – c’era stato un momento di grande incomprensione tra Gesù e i suoi discepoli, come conseguenza del primo annuncio esplicito della Passione. Pietro, addirittura, si era sentito in dovere di “rimproverare” il Signore, perché quel tipo di annunci rischiava di spaventare la gente e allontanarla da Lui. Ma la risposta di Gesù era stata netta e dura: “Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. Una brutta botta per Pietro e gli altri discepoli, sconfortati e scoraggiati di fronte alle difficoltà della predicazione e dell’annuncio del Regno.

Ecco allora l’iniziativa “corroborante” di Gesù, che conduce i discepoli “più stretti” sul monte, per “trasfigurarsi” ai loro occhi, cioè perché, per un momento, potessero percepirlo nella sua pienezza di gloria divina. E trattandosi di narrare un’esperienza intima d’incontro con Dio, “al limite dell’umano”, l’evangelista usa un’immagine, quella della “luce sfolgorante” che avvolge Gesù e risplende sul suo volto. E’ un momento di vera Rivelazione, confermato dalle parole che i discepoli odono, la voce del Padre che annuncia: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. Pietro, Giacomo e Giovanni, scenderanno dal monte, ritornando alle fatiche del quotidiano, rafforzati nella loro fede e pronti a riprendere il cammino alla sequela di Gesù.

E per noi, oggi, che significato riveste la Trasfigurazione del Signore? Il suo messaggio è ancora del tutto attuale. Anzitutto come invito a “trasfigurare” la nostra quotidianità (lavoro, gioie, ansie), cioè a rileggerla e interpretarla alla luce di Gesù e dei suoi insegnamenti, nell’ascolto costante della Parola. A partire da due espressioni. La prima: “E’ il mio figlio. Ascoltatelo!”. La trasfigurazione inizia da qui: ascoltare Gesù e mettersi sulla sua strada, per divenire come lui. Perché la sua parola guarisce il cuore, rafforza l’animo, fa fiorire la vita e la rende bella.

La seconda espressione è di Pietro: “E’ bello per noi stare qui!”, dove “stare qui” non si riferisce al luogo – il Tabor – ma a chi quel luogo rende bello e significativo, cioè Gesù stesso. Quella di Pietro, in realtà, è una professione di fede! E’ un grido che dice tutta la gioia di appartenere a Cristo e di orientare la propria vita alla luce della sua Parola. Trasfigurati da Lui, potremo a nostra volta contribuire a trasfigurare la storia umana.

» Trasfigurazione del Signore, 6 agosto 2017