In questo tempo pasquale la Chiesa, attraverso la Parola di Dio, continua a indicarci stili di vita coerenti con l’essere la comunità del Risorto.

Non che sia scontato. Ricordate la prima lettura di domenica scorsa? Presentava una comunità che – nonostante la sua fede – vive al suo interno atteggiamenti di paura e di chiusura: c’è voluto Barnaba, con la sua coraggiosa intraprendenza, per far sì che Paolo potesse essere accolto. E ora, continuando la lettura degli Atti degli Apostoli, veniamo posti a confronto con la difficoltà della prima comunità ad aprirsi al mondo pagano, rispetto al quale essa ritiene di poter accampare superiorità e privilegi. Non è facile mettere in pratica quello che Gesù ha testimoniato e insegnato; non è facile mettersi al passo con lo Spirito Santo, con la forza con cui abbatte le frontiere degli uomini.

Se domenica Barnaba ci ha fatto da guida con il suo comportamento, oggi lo è Pietro: le sue parole lo rivelano un annunciatore convinto della fede nel Risorto; una fede che, fa capire, chiede di essere tradotta in gesti concreti. Come Pietro, il credente – quindi ciascuno di noi – è chiamato a far proprio lo stile di Dio: quel Dio che «non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (At 10,34-35). Si tratta di portare lo sguardo della fede nella vita quotidiana, superando così vedute anguste e sperimentando la gioia di credere in Colui che è morto per tutti.

Rileggendo la sua esperienza alla luce della fede, Pietro capisce che Dio è sempre in anticipo rispetto ai progetti dell’uomo e alle sue decisioni; scopre che lo Spirito Santo lo ha preceduto nella visita in casa di Cornelio – «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?» (v. 47) – e si accorge di quanto prima avesse gli occhi chiusi nelle proprie ragioni. E non vale forse anche per noi la stessa cosa? Finché si tengono i piedi inchiodati alle abitudini e ai pregiudizi, quanto diventa arduo aprirsi e seguire le traiettorie dello Spirito del Signore…

Tra queste, spicca senz’altro la richiesta indicataci da Gesù: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15,12). E l’altro di cui si parla è colui che incontro sulla mia strada e che, con il suo volto e la sua storia, mi interroga e mi responsabilizza; è colui che, con la sua stessa presenza, mi spinge a uscire dai miei interessi e dalle mie sicurezze; è colui che attende la mia disponibilità a coinvolgermi nel suo destino.

Il segreto di tale risposta passa in un “rimanere”: «Rimanete nel mio amore» (v. 9). Abitare nella corrente dell’amore di Dio, farne stabile dimora, è condizione per far sì che il nostro amore non perda per via il suo ardore e la sua audacia.

» VI Domenica di Pasqua, 6 maggio 2018