In questa domenica, ancora una volta la Liturgia della Parola ci presenta un Dio che cerca l’uomo, che lo invita alla comunione con Lui. Di fronte a questo invito, rimane per ciascuno di noi la libertà di rispondere “sì”, oppure di opporre un rifiuto. La sala in cui “il re ha preparato il banchetto”, infatti, può restare vuota, quel pane e quel vino sulla tavola imbandita possono rimanere lì, senza che alcuno se ne cibi.
Ma nonostante questa possibilità, Dio continua fiducioso ad imbandire il suo “banchetto nuziale”, a preparare la festa che Egli desidera celebrare con ciascuno di noi, finché la sala sia colma! Perché la gioia di stare con Lui e condividere la sua vita appartenga davvero a tutti. È questo il sogno di Dio ed è per questo che, nella parabola evangelica, dopo il rifiuto dei primi invitati, il re manda a chiamare tutti coloro che stano ai “crocicchi delle strade”, cioè nei luoghi della speranza negata e della festa mancata.
L’invito del Signore al suo banchetto nuziale continua ogni giorno, quando durante la Messa ci viene detto: “Beati gli invitati alla mensa del Signore”. E quando, accogliendo questo invito, ci accostiamo all’altare, diciamo con i fatti di voler accogliere il dono della comunione con Lui e di voler percorre con Lui le strade della nostra vita. Questo non lo facciamo certo perché siamo migliori degli altri, ma solo perché siamo tra i tanti che il Signore ha scovato nei crocicchi delle strade e ha chiamato.
Stando al racconto evangelico, però, il Signore pone una condizione alla nostra partecipazione alla festa: il vestito di nozze! Chi non si preoccupa di indossarlo non può partecipare al banchetto né stare alla presenza del re (“Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre”). Non indossare l’abito di nozze, infatti, nella consuetudine ebraica, voleva dire non volersi confondere con gli altri, non voler portare il proprio contributo per rendere bella la festa, dichiararsi apertamente contrario al modo di vedere del padrone di casa. In definitiva, voleva dire non credere fino in fondo a quell’invito, che poteva trasformare da “uomo dei crocicchi” ad “amico del re”, degno di condividere la sua mensa! In qualche modo, chi ha accettato l’invito indossando l’abito nuziale ha fatto suo lo stile del re. Come Lui, quindi, si sente chiamato ad essere uomo del dono, uomo pronto ad invitare. Come Lui, sente il bisogno di condividere la festa, ma anche di portare con gli altri il peso della vita. Di questi uomini ha bisogno il nostro mondo. Uomini che non vogliono lasciare nessuno ai crocicchi delle strade; uomini che desiderano per tutti l’esperienza della festa, soprattutto per chi, a causa delle situazioni di vita che vive, pensa di esserne escluso per sempre. E per questo obiettivo si spendono e donano la propria vita.