La solennità di Cristo Re dell’universo conclude il cammino dell’anno liturgico, ricordandoci che la vita del creato non avanza “alla cieca”, ma procede verso una meta finale: la definitiva manifestazione di Cristo, Signore della storia. Ecco allora che, nella solennità odierna, trovano risposta le tante domande che possono essere sorte, domenica dopo domenica, nel confronto tra messaggio evangelico e vita quotidiana, tra celebrazione e storia concreta.
Chi infatti cerca di partecipare in maniera attiva alla vita della Chiesa – ai momenti di ascolto e di preghiera, come a quelli di azione concreta – si sente interpellato sul senso della vita cristiana, trovandosi inevitabilmente dinanzi a nuove scelte da fare o a comportamenti da tenere, in un mondo che spesso segue logiche del tutto estranee al Vangelo. Per non parlare poi della reale possibilità di dover fare i conti con incoerenze consumate all’interno della stessa Chiesa che, da comunità che testimonia in maniera credibile le esigenze del Vangelo, finisce talvolta di fatto per esibire uomini e comportamenti che poco hanno a che fare con Cristo e con il Vangelo!
Tutto questo provoca domande del tipo: “Ma dove sta la differenza tra la proposta di Cristo e le altre prospettive da Lui divergenti che, ogni giorno, il mondo propone?”; “Perché devo impegnarmi in uno stile di vita che allontana lo sguardo dai miei interessi, per spingere mente, cuore ed energie verso gli altri, per lo più estranei a me, se non proprio miei nemici?”.
Domande che, in qualche modo, si riverberano nel quesito di Pilato a Gesù: “Sei tu il re dei Giudei?”. Un interrogativo che, nell’oggi, potremmo tradurre così: sei tu colui che con la sua parola, con il suo esempio e con la sua vita può rimettere in piedi le sorti dell’umanità? Sei tu colui che può dare una direzione nuova alla vita dell’uomo smarrito e senza punti di riferimento? Sei tu colui che puoi dare luce alla mia vita, spesso attraversata dal dubbio e dalle prove quotidiane?
Vale anche per noi la risposta di Gesù a Pilato: dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me? Se queste domande nascono dal profondo del tuo cuore, io ti dico che “sono Re”, ma “il mio regno non è di questo mondo”. Posso cioè dare un senso nuovo alla tua vita, a volte messa a dura prova dalle tue incoerenze e dai tuoi pericolosi colpi di testa. Devi però smettere di correre dietro alle logiche del mondo e dei suoi “re”!
Con fiducia, allora, lasciamo che dal nostro cuore sgorghi costantemente la preghiera: “venga il tuo regno, Signore”. Un Regno d’amore che invochiamo, ma che dobbiamo anche contribuire a realizzare già adesso col nostro impegno, sapendo che esso, in fondo, è un po’ il “sogno di Dio”. Perché il Regno di Dio è appunto il mondo come Dio lo sogna, è l’uomo come Dio lo ama.