«Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21): è grande questa “pretesa”, espressa – dice l’evangelista – da “alcuni Greci”, gente pagana e timorata di Dio: pur senza far parte del popolo dell’Alleanza, sono persone che simpatizzavano per la religione di Mosè e dei profeti; venivano chiamati “uomini della soglia”, curiosi e attenti a capire di più e meglio. Mescolati alla folla, salgono a Gerusalemme per celebrare la Pasqua ebraica.
«Vogliamo vedere Gesù»: come non pensare che proprio questo sia anche il desiderio – magari inespresso – che accomuna tanti nostri contemporanei? Certo, non sono alla ricerca di prediche o di insegnamenti astratti su Gesù; chiedono, piuttosto, segni che lo mostrino. È significativo che nella loro ricerca i Greci si rivolgano a uno degli apostoli, quindi a qualcuno che da parecchio tempo sta con Gesù. A sua volta, l’uomo d’oggi ha bisogno di incontrare credenti credibili, che nella quotidianità si sentono impegnati a far propria la logica del “chicco di grano” (Gv 12, 24), che è logica di donazione piena e gratuita, condivisione dei modi di pensare, giudicare e agire di Cristo.
Invece, “se non muore rimane solo…”: quanta tristezza e amarezza si diffondono pure nell’ambiente ecclesiale se chi proclama amore e dedizione finisce poi col rivendicare attenzione e gratitudine per sé… C’è una sorta di autoreferenzialità e di schizofrenia esistenziale, direbbe papa Francesco, che porta a vivere “una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale”. Alla richiesta che alberga anche nel cuore di questo nostro tempo non si può che rispondere con la vita.
«Vogliamo vedere Gesù». Rispetto a questa richiesta, colpisce che Gesù non faccia nulla per rendere attraente il suo messaggio: non ne abbassa le esigenze, ma va al cuore della sua persona e della sua missione: «Se uno mi vuole servire…» (Gv 12, 26). In fondo, fa capire che si può vedere – si può fare esperienza di Lui – soltanto quando si è disposti a percorrere la sua stessa strada, che è quella dell’amore portato fino alla croce. A chi vuole conoscerlo, Gesù indica la rinuncia a se stesso, ai propri progetti portati avanti senza tener conto delle circostanze e degli altri; propone la fiducia incondizionata nel Padre.
Ai nostri ragazzi, a quanti si domandano come dare pienezza di colore alla vita, torniamo a testimoniare la libertà della proposta cristiana. Raccontiamo con tutto ciò che siamo che per vivere in maniera riuscita devi sentirti come il chicco di grano, che porta frutto nella misura in cui non si ripiega sul proprio tornaconto: chi non è disposto a mettere in gioco niente di sé per gli altri, rimane prigioniero di un’esistenza sterile. Nel terreno in cui il Signore ti ha posto, servi con gioia e generosità: vedrai, allora, fiorire primavera.