Le letture di questa domenica confermano una verità di rilievo: il credente è colui che, dopo aver ascoltato la Parola del Signore, è chiamato a scegliere con decisione, abbandonando le mezze misure. Egli non è fatto per “tirare a campare”, nutrendosi di “pane raffermo” e di surrogati senza sostanza, ma è chiamato alla vita piena, nutrito e sostenuto dal Pane di vita.

Un messaggio sicuramente colto da chi, partecipando alla Messa in queste ultime domeniche, ha potuto ascoltare la narrazione evangelica di Giovanni del cosiddetto “discorso sul pane di vita” di Gesù, che si conclude nel vangelo odierno.

Attraverso questi passaggi, la Chiesa non si è accontentata di darci qualche buon consiglio per vivere bene, ma ci ha fatti incontrare con Gesù in maniera intensa e profonda, conoscendo alcune dimensioni essenziali del suo modo di amarci. Abbiamo infatti incontrato un Gesù attento ai nostri bisogni (moltiplicazione dei pani), un Gesù che non si accontenta di rapporti superficiali con Lui, un Gesù che si dà a noi senza riserve (“Prendete, mangiate… Prendete, bevete … Io sono il pane che dà la vita”), un Gesù che ci coinvolge nell’impegnativo gesto del “donarsi agli altri” e dell’essere “pane spezzato” per loro.

Ci sarebbe da gioire e rendere grazie per un tale dono. Eppure – lo abbiamo letto nel Vangelo di oggi – molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”. E molti di loro, turbati, smisero di seguire Gesù e di ascoltare i suoi insegnamenti. Evidentemente, quello che Gesù ha detto e fatto – e cioè il suo invito a unirsi pienamente a Lui (“Mangiate”…, “Bevete”…, assimilate la vostra vita alla mia!) – spiazza i discepoli. Le sue sono parole nuove e del tutto diverse dalle aspettative dei suoi ascoltatori, come diverse e sorprendenti risultano anche per noi le proposte di Gesù, quando le prendiamo sul serio.

Il “perché” di questa sorpresa – che per alcuni, come abbiamo sentito, diventa rifiuto – è Gesù stesso ad indicarlo: “Le parole che vi ho dette sono spirito e sono vita”. Quasi a dire: le parole che vi ho detto non sono semplici suoni o esortazioni facoltative; ad esse è legata la riuscita o il fallimento della vostra vita. È per questo che le parole di Gesù esigono da noi un’adesione totale e sincera. E quando, dopo aver ascoltato la Parola di Dio, non sentiamo forte dentro di noi il bisogno di rispondere a quella Parola e di prendere posizione a partire da essa, vuol dire che, in un modo o nell’altro, l’abbiamo impoverita, banalizzata, “addomesticata” perché non ci scomodi troppo.

Anche per noi, dunque, è tempo di scelte franche; anche a noi Gesù chiede: “Volete andarvene anche voi?”. Possa il nostro cuore fare propria la risposta di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

XXI domenica del Tempo Ordinario, 26 agosto 2018