Con questa Eucarestia vogliamo rendere grazie a Dio per tutti i suoi doni, tra i quali riconosciamo anche il cammino di riflessione e confronto vissuto in queste giornate del 5° Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, quest’anno dedicato al tema “La sfida della realtà”.

Nel fare questo, ci arricchiamo della coincidenza con l’inizio del nuovo anno liturgico, che celebriamo in questa prima domenica d’Avvento. Con qualche “attrezzo” in più, dunque, fornito dai risultati del lavoro comune di questi giorni, ci apprestiamo ad intraprendere un nuovo ciclo del cammino di fede personale e comunitario, sempre più orientati a servire e promuovere “l’uomo d’oggi”, in aderenza alla realtà che lo caratterizza.

L’Avvento è uno dei tempi liturgici cosiddetti “forti”, perché richiama ciascuno di noi ad un maggiore impegno nel cammino di fede personale e la Chiesa nel suo insieme ad una più decisa scelta di conversione e di servizio. La prospettiva che ci orienterà in questo tempo sarà in particolare quella di “preparare la strada al Signore che viene”, per farsi compagno del nostro cammino quotidiano, per realizzare quel lento e paziente ritorno nella storia dell’umanità e di ogni uomo, fino al giorno in cui “verrà di nuovo nello splendore della sua gloria”.

Per vivere con frutto questo “movimento in tensione”, questo “andare incontro al Signore che viene”, occorre che custodiamo un atteggiamento interiore di grande vigilanza, caratteristica propria ed insostituibile per chi non vuol perdere, per superficiale distrazione, il verificarsi di un evento decisivo per la propria storia. E tale è per noi la presenza di Gesù che, continuamente, viene nella nostra vita illuminandola con la sua Parola e ridisegnandone i tratti più autentici.

Del resto, è proprio Gesù di Nazareth che nei Vangeli appare come il “vigilante” per eccellenza: suo cibo è fare la volontà del Padre che lo ha mandato; per questo, la sua vigilanza si traduce nell’interrogare con profondo realismo gli avvenimenti e nell’accogliere l’oggi di Dio nella storia degli uomini. Ecco, in questi giorni ci si è soffermati a riflettere proprio sulla urgenza della “realtà” e delle sue sfide, riferendosi a quanto Papa Francesco ha chiaramente indicato nella Evangelii Gaudium (n. 231): “La realtà è superiore all’idea”. E sulla base di questo convincimento, Francesco ci esorta ad “evitare diverse forme di occultamento della realtà: i purismi angelicati, i totalitarismi del relativo, i nominalismi dichiarazionisti, i progetti più formali che reali, i fondamentalismi antistorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza saggezza”.  Un elenco solo esemplificativo, che potremmo allungare e completare sulla base delle nostre esperienze, ma che ruota attorno ad un perno centrale: solo la fedeltà alla realtà umana, senza infingimenti o sovrastrutture artificiali, ci permetterà di vivere ed annunciare il Vangelo di Gesù Cristo all’uomo d’oggi.

Preparare la strada al Signore, dunque, significa anche fare nostro il realismo che Gesù ha mostrato nei giorni della sua vicenda terrena, nell’incontrare le diverse persone, nel riconoscere le loro autentiche necessità, nel curare le loro ferite, nel ridare speranza a chi l’aveva perduta, nel mettere al centro i piccoli e gli ultimi. Un realismo che, in Lui, non si è ridotto a pura constatazione, ad analisi sociologica, a dato spersonalizzato. No, la priorità della realtà per Gesù si è tradotta in uno sguardo d’amore vero – incarnazione dell’amore di Dio per l’umanità – che si è posato su ciascuno, per una accoglienza sincera che non esclude e non “pre-giudica”, che non chiede contraccambi, che promuove la libertà e la maturazione dell’altro.

In questo Avvento, dunque, lasciamoci guidare dallo Spirito perché i nostri occhi siano purificati e, in ogni fratello nel bisogno che incrociamo nel nostro cammino, possiamo riconoscere il volto del Signore che viene: “Quello che avrete fatto al più piccolo, lo avrete fatto a me!”.

» VERONA – Omelia, 29 novembre 2015