Il mare attraverso il quale è arrivata l’icona di Maria Santissima è figura ed è metafora della nostra vita.

Per poter avanzare nel mare, come nella vita – senza lasciarsi pigramente e pericolosamente trascinare dalle onde – c’è bisogno di un motore, c’è bisogno di una vela. Chissà quante vele ogni giorno spingono barche più o meno grandi su questo mare!

Mi piacerebbe che in questi giorni, e non solo, l’immagine della zattera che ha portato qui l’icona di Maria, a mo’ di vela – a ricordo dei 900 anni dal primo approdo – (mi piacerebbe che questa immagine) restasse impressa nella nostra mente e nel nostro cuore.

Quanta giustificata emozione e quanta condivisa commozione nel veder arrivare l’icona di Maria Santissima! Sono certo che ognuno di noi le avrà fatto posto nel proprio cuore e vuole farle posto nella propria vita.

Tutto questo è davvero bello! Ma non può bastare!

Non può bastare perché, in questo momento, non riesco a non chiedere a me e a voi se la stessa disponibilità e la stessa commozione ci prendono quando su altre zattere, forse anche meno sicure, invece della bella icona della Madonna della Madia, arrivano volti e storie di uomini, donne e bambini in fuga da guerre e da miseria.

Non lo so, ripeto, se veniamo presi dalla stessa bella e lodevole disponibilità che stiamo dando stasera a Maria, nostra madre e sorella.

Faccio fatica però, credetemi, a capire come – credenti e forse anche devoti di Maria – possano pronunziare e scrivere parole cariche di cinismo e grondanti indifferenza quando si vedono quelle mani tese, che chiedono di essere agganciate per sfuggire all’abbraccio mortale di acque che possono dare vita, ma che possono anche inghiottire e consegnare alla morte.

Maria, come ci ha ricordato il Vangelo della vigilia dell’Assunta, ha lasciato che la vela della sua vita venisse gonfiata dal vento della Parola di Dio. Una Parola che, se accolta, ci restituisce a una vita vissuta in pienezza e al riparo da soluzioni egoistiche. Il nostro mondo di persone come Maria ha bisogno. Ha bisogno di persone come Maria che, accolta la Parola dentro di sé, si è messa in cammino – “in fretta”, scrive l’evangelista Luca – per condividere gioia e servizio con sua cugina Elisabetta.

 

Madonna della Madia, madre della vita, della vita di tutti – profuga e perseguitata anche tu con Giuseppe e con Gesù – converti il nostro cuore e suggerisci, a noi e a quanti hanno la responsabilità di guidarci e di guidare la società nel mare della vita, atteggiamenti e soluzioni di vita e non di cinismo.

Donaci un cuore disponibile e non gretto e ripiegato in se stesso.

Facci intelligenti costruttori di ponti e cercatori della vita, ovunque questa è messa in pericolo.

Facci difensori della dignità degli ultimi, anche a costo di rimetterci la faccia e il buon nome.

 

» MONOPOLI – Accoglienza icona Madonna della Madia, 14 agosto 2017