Sir 24, 1-2.5-7. 12- 16. 26-30; Gal 4, 4-7; Lc 11,27-28

Conoscendo i sentimenti ordinari dell’uomo e della donna contemporanei, mi sembra un po’ difficile trovare gente che si ritenga “beata” – cioè felice e pienamente realizzata – perché, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, osserva la Parola di Dio mettendola in pratica. Nella norma, oggi, è considerato beato chi ha successo nella vita, chi ha un buon posto di lavoro, la salute, una bella famiglia, una casa e nessun mutuo da pagare, un sicuro conto in banca. Insomma, ciascuno si ritaglia sull’onda del proprio “sogno-desiderio” la “sua” beatitudine, vivendo in funzione di essa.
Eppure, a noi che siamo qui – senza rinunziare a quanto legittimamente desideriamo per noi e per la nostra famiglia – viene indicata una prospettiva più alta.
Cogliendo lo spunto dall’incontro tra Gesù e una donna, il Vangelo ci invita ad alzare il livello dei nostri sogni-desideri. E ci invita a farlo mettendoci davanti l’esempio di Maria.
Gesù sta percorrendo la strada che dalla Galilea lo porta a Gerusalemme, dove avrebbe affrontato la condanna e la morte. E, lungo la strada, ha dato alcuni insegnamenti sulla preghiera (il Padre Nostro, 11,1-4; l’amico importuno 11,5-8; l’efficacia della preghiera 11,9-13),  ha scacciato un demonio da un uomo muto, che ricomincia a parlare e ha dato alcuni insegnamenti sul comportamento degli spiriti immondi (11,14-26). “Mentre diceva questo – ecco l’inizio del nostro brano – una donna dalla folla alzò la voce e gli disse:. Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!»”.
Tutto quello che Gesù fa e di cui dà conto San Luca nel capitolo 11 del suo Vangelo ha provocato l’entusiasmo della donna che grida:  «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Quel grido entusiasta («Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!») esalta Maria per essere stata la madre di Gesù.
Probabilmente all’interno della comunità di Luca, Maria era considerata una persona privilegiata. Questo poteva portare al rischio di ritenere assolutamente impossibile imitarne i comportamenti. L’evangelista cerca di correggere questa opinione, ci dà la chiave per capire quale posto deve occupare Maria nella nostra vita e in che cosa noi veniamo chiamati a imitarla; se è vero che essere suoi devoti vuol dire cercare di seguirne l’esempio. Il messaggio che ci trasmette questa festa e la Parola di Dio ascoltata è tanto più attuale quanto più prendiamo atto del fatto che l’uomo fa sempre più fatica a raggiungere la felicità alla quale aspira: intuisce che c’è ma non la trova, il più delle volte sbaglia strada, spesso alla fine rinuncia a cercarla: si rassegna miseramente mettendo a tacere la sua sete profonda di gioia e sprofondando nella tristezza e nella noia.
Il dialogo tra la donna e Gesù ci dice subito che la “beatitudine” è, sì, un dono di Dio ma è anche frutto della nostra risposta, che comincia con l’accoglienza e l’ascolto della Parola, come ha fatto Maria. La risposta di Gesù alla donna è l’elogio più grande che lui potesse fare di sua madre: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Il Signore ci mette in guardia dai facili entusiasmi che viviamo. Come questa donna anche noi dopo aver ascoltato qualcosa che ci tocca profondamente siamo propensi a lanciarci in affermazioni sorprendenti o anche in decisioni rischiose o affrettate. È necessario un ascolto attento di ciò che viene da fuori ma anche di quanto possiamo sperimentare o intuire interiormente.
Luca parla poco di Maria. Lo fa qui (Lc 11,28) e nel Vangelo dell’Infanzia (Lc 1 e 2). Per lui, Maria è la Figlia di Sion, immagine del nuovo popolo di Dio. Ma soprattutto rappresenta il modello per la vita delle comunità. Maria è modello per la Chiesa, soprattutto nel modo in cui ella si rapporta con la Parola di Dio. Maria ci insegna come accogliere la Parola di Dio, come incarnarla, viverla, approfondirla, farla nascere e crescere, lasciare che ci plasmi, anche quando non la capiamo, o quando ci fa soffrire.
Mettendo l’ascolto e l’osservanza della Parola di Dio al di sopra della maternità di Maria, l’evangelista evita di assolutizzare il privilegio della maternità fisica (fatto unico e, per questo, precluso a chiunque altro), ricordando che la vera beatitudine è nell’ascolto: atteggiamento di Maria, che è possibile ai cristiani di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Ascoltare e accogliere la Parola di Dio nella nostra vita è concreto quanto una gravidanza e un parto. In questo senso, ognuno di noi ha la possibilità di diventare grembo disponibile affinché la Parola si incarni e si realizzi. Chi non vuole ascoltare prima Dio non ha nulla da dire al mondo, ha affermato Hans Urs von Balthasar.
L’ascolto della Parola è inizio di un fare cristiano nuovo e coraggioso, perché la Parola di Dio è sempre nuova e spinge a compiere scelte coraggiose.
«Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». Osservare la Parola è farla crescere, renderla produttiva, conservarla viva. Non basta il contatto fisico o un’appartenenza familiare. Ciò che conta non è essere stato un discepolo di Gesù, aver visto con gli occhi ma, in qualsiasi tempo della storia umana, aprirsi alla testimonianza su Dio, trasformando la Parola ascoltata in scelte concrete. Ripeto: Osservare la Parola di Dio e incarnarla nella nostra vita è concreto quanto una gravidanza e un parto. Ma, ricordiamolo: può partorire solo che è gravido, chi ha accolto qualcosa o meglio Qualcuno dentro di sé, come ha fatto Maria. Allora, anche noi come ha fatto lei con la cugina Elisabetta, ci metteremo in cammino per servire e accogliere la vita, soprattutto quella di chi, per un motivo o per un altro, la vede compromessa a causa dell’egoismo e del cinismo. Vivendo così, con Maria potremo magnificare Dio per le meraviglie che ha operato in lei e in noi. E saremo con lei a nostra volta beati. In forza dell’ascolto (cfr Ap 1,3).

» Omelia, Abazia di Montevergine, 1 Settembre 2016