Qoèlet 1, 2-11; Lc 9, 7-9 (Giovedì XXV Settimana T.O. – Roma MCL)

Se ci limitiamo a leggere la pagina di Qoèlet che la Liturgia ci ha proposto, senza collocarla all’interno dell’intero libro biblico del Qoèlet, un libro sapienziale –  rischiamo di non cogliere l’obiettivo che la Chiesa si propone facendocela leggere.
Alla Chiesa, madre e maestra, interessa spingerci sulla strada della sapienza, interessa aiutarci ad andare oltre i nostri gretti schemi, interessa spingerci verso orizzonti più ampi e significativi, interessa renderci uomini e donne capaci di uscire arricchiti da uno sguardo nuovo dato sul mondo. Ma tutto questo richiede un atteggiamento diverso da quello che caratterizza le parole pronunziate con amarezza dall’autore della prima lettura: «…tutto è vanità. Quale guadagno viene all’uomo per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?».
La Parola di Dio ascoltata oggi intende aiutarci a non ripetere l’errore commesso dal protagonista negativo del Vangelo, quell’Erode Antipa «che – è vero, come afferma Luca – cercava di vedere Gesù», ma lo faceva nella maniera sbagliata: gli mancava l’atteggiamento giusto Gesù; quello  che avrebbe potuto cambiargli la vita. Erode non è disposto a convertirsi; la sua ricerca è vana, improduttiva e, alla fine, distruttiva perché Erode continua a vedere il mondo dal suo palazzo.
Il suo non è il desiderio profondo di chi cerca la verità per farsi convertire da essa; il suo non è il grido interiore di chi ha voglia seriamente di approdare alla fede; non è l’ansia salutare che impedisce di essere soddisfatti di ciò che la vita può donare per continuare a cercare.  Erode «cercava di vedere Gesù» ma la sua è solo la ricerca viziata di un potente. Non gli è bastato aver fatto decapitare Giovanni Battista per metterne a tacere la voce, che ora turba il suo cuore rendendolo inquieto.
È tutto qui il messaggio che oggi ci viene proposto dalla Liturgia della Parola: un invito a coltivare l’atteggiamento giusto per «vedere Gesù», per farsi incontrare da Lui e iniziare con Lui un percorso vero di conversione. Com’è capitato a un altro personaggio del Vangelo di Luca: Zaccheo.
Anche di Zaccheo Luca dice «cercava di vederlo». Quanta differenza però tra Erode e Zaccheo. E quanta differenza può esserci tra di noi che pure nutriamo il desiderio di vedere Gesù! La pagina del Vangelo di oggi ci dice che il desiderio non basta se non è accompagnato dalla volontà decisa di cambiare qualcosa nella nostra vita. Può infatti capitarci di trovarci Cristo davanti senza lasciarci però investire dalla novità della sua proposta. Può capitare anche a noi e alle nostre organizzazioni di fare riferimento a Gesù, al Cristianesimo, alla Chiesa, al Magistero … e rimanere di fatto mille miglia lontani dal Gesù del Vangelo perché le nostre scelte vanno in direzione opposta a quanto Lui ci domanda e perché i nostri interessi sono altri, tanto che il riferimento a Cristo, al vangelo e alla Chiesa diventano riferimenti solo strumentali.
Forse è il caso di ricordare che quell’Erode «che cercava di vederlo» avrà una nuova occasione in Luca 23,7-12. Ma anche questa volta non gli interessa la parola di Gesù per la sua conversione. Gli interessa solo imparare il mestiere: sperava di vedere qualche miracolo. Gesù risponde col silenzio.
Accogliamo l’invito della Liturgia della Parola di oggi a coltivare, nello stesso tempo, il desiderio di vedere Gesù e quello di imprimere, con l’aiuto della Spirito Santo, una svolta alla nostra vita; la svolta del servizio reso soprattutto a quanti il Signore mette sulla nostra strada. Non ci aspettiamo di incontrare Gesù come ce lo dipingono le immaginette. Gesù – ce lo ha detto Lui stesso – è in colui che fa fatica a vedere rispettati i suoi diritti fondamentali. E noi non possiamo inginocchiarci, baciare e venerare le immagini di Gesù e trascurare la “carne sofferente” di Cristo.
«Cercava di vedere Gesù».
Aiutaci, Signore, a tenere vivo il desiderio di incontrarti e di lasciarci incontrare da Te.