Anche  questa  domenica  la  lettura  continua  del  Vangelo  di  Luca  continua  a  proporci  gli  atteggiamenti  del  vero  “discepolo  di  Gesù”.  L’attenzione  è  posta  in  particolare  sulla  virtù  dell’umiltà e sull’invito ad abbandonare con decisione la logica del tornaconto.
Nella  narrazione  di  Luca,  Gesù  prende  spunto  ancora  una  volta  da  un  momento  di  vita  quotidiana (un invito a nozze). Ciò che il Signore propone, in risposta a ciò che osserva, è uno stile di vita “sapienziale”. Così facendo, infatti, Egli va molto più in là del semplice galateo o di una  norma  di  buona  creanza:  l’invito  di  Gesù  riguarda  il  modo  di  impostare  l’intera  propria  esistenza.
“Non metterti al primo posto…!”. Solo apparentemente questa esortazione all’umiltà da parte del  Maestro  sembra  basata  sul  buon  senso.  Di  fatto,  ciò  che  è  da  riprovare  in  chi  ha  subito  cercato  per  sé  un  posto  d’onore  è  l’aver  trasformato  un  invito  a  far  festa  in  una  meschina  occasione  per  mettersi  in  mostra.  Alla  presunzione,  quindi,  si  aggiunge  la  colpa  di  voler  strumentalizzare quell’invito e gli ospiti stessi.
Allargando  gli  orizzonti,  non  si  fa  fatica  ad  accorgersi  che  anche  le  realtà  più  ricche  di  significato, comprese quelle sacre, possono diventare spazi nei quali si consuma il peccato di presunzione e di strumentalizzazione. La stessa Chiesa nella sua struttura non sfugge a questa tentazione.
Un modo per non cadere nella perversa trappola della presunzione, anche in “spazi sacri”, è quello  di  impegnarci  a  vivere  pienamente  l’insegnamento  della  seconda  parte  del  Vangelo  odierno: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici … perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio … al contrario invita poveri, storpi, zoppi, ciechi perché non hanno da ricambiarti”. Quanta meschinità e quanta sterilità nella vita di chi, pur  proclamandosi  “discepolo  di  Gesù,  è  incapace  di  andare  oltre  la  logica  del  tornaconto.  Anche nella vita spirituale, come in quella dell’apostolato e nell’esperienza di volontariato.
Ecco  allora  che  le  parole  di  Gesù  proiettano  il  “discepolo  autentico  in  un  territorio  inusuale,  ben oltre la logica dei diritti e dei doveri, al di là della legge un po’ gretta della reciprocità, per farci  abitare  una  sorta  di  “sana  follia”,  fatta  di  scelte  e  di  comportamenti  certamente  fuori  moda.
Qui, Gesù esorta i suoi  discepoli a preferire la logica del dono alla logica dello scambio. Egli,  cioè, invita i suoi a spezzare lo schema meschino del dare per ricevere o del salutare solo in risposta al saluto ricevuto.
Oggi,  dunque,  di  fronte  alla  logica  del  mondo  che  spinge  a  farsi  valere,  a  saper  vendere  la  propria  merce,  a  farsi  avanti ‐  magari  “facendo  a  gomitate” ‐,  ad  agire  cercando  il  proprio tornaconto, il Signore ci chiede di rispondere con due virtù essenziali: umiltà e gratuità.

» XXII Domenica Tempo Ordinario, 1 settembre 2019