La Quaresima volge alla conclusione. Anche per questo le letture di oggi ci guidano a comprendere in pienezza il dono della misericordia che, se autentica, comporta sempre una “novità” radicale. Così per il popolo d’Israele (prima lettura) che, in una situazione di sbandamento, sperimenta ancora l’intervento nella sua storia da parte di Dio, capace di “aprire una strada nuova”.
Anche Paolo (seconda lettura) sperimenta nella sua vita l’irruzione di Dio, che capovolge il suo modo di esistere e di giudicare. Tanto da ritenere un “guadagno” persino l’abbandono della posizione di prestigio che gli spettava.
Una “strada nuova” ed insperata si apre anche nella storia compromessa della donna adultera (Vangelo), quando nulla ormai sembra poterla sottrarre alla pena lapidazione.
Anche oggi, dunque, il Vangelo ci presenta una persona che sbaglia e, di fronte ad essa, coloro che inflessibilmente ne sottolineano la colpa, pronti a comminare la “giusta” punizione: sono gli inesorabili lanciatori di sassi, i malati di arroganza “virtuosa”.
Ma secondo questi virtuosi arroganti, gli “imputati” da condannare sono due: l’adultera (per il suo peccato) e Gesù (per eccesso di misericordia). Per questo tentano di mettere anche Lui in difficoltà di fronte alla legge e squalificare così la novità del suo perdono.
Ma Gesù, attraverso il suo comportamento nei confronti dell’adultera, testimonia con limpidezza che, per il cuore del Padre, non ci sono vite compromesse per sempre. Dal peccato – anche da quello evidente, dinanzi al quale sembra esserci solo la morte – ci si può rialzare.
A questa rinascita sono orientati i gesti misericordiosi di Gesù verso l’adultera: si alza, si avvicina, le parla. Che contrasto con le parole (di condanna) e i gesti (le pietre in mano) degli Scribi e dei Farisei!
E poi Gesù le chiede: “Donna, dove sono?”, quasi ad indicare che tra i suoi seguaci non c’è posto per quelli che sanno solo lapidare e seppellire le esistenze altrui sotto pesanti giudizi, né per quelli che sanno vedere il male solo negli altri e mai in se stessi!
Ma il perdono di Gesù non è solo “rinuncia alla condanna” del colpevole; esso richiede alla persona perdonata impegno e responsabilità per rinnovare la propria esistenza: “Va’ e d’ora in poi non peccare più!”. Parole di vita che hanno la forza di rimettere in piedi una storia che la legge mosaica riteneva senza via d’uscita.
Insomma, il Vangelo di oggi è il commento più bello all’espressione di grande speranza contenuta nella prima lettura: “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche. Ecco io faccio nuove tutte le cose”. Ma, allo stesso tempo, esso ci insegna che perdonare non significa sottacere il male, bensì tentare una diversa risposta al peccato, offrendo sempre a chi ha sbagliato una nuova opportunità.

» V domenica di Quaresima, 13 marzo 2016