Siamo giunti alla seconda domenica del Tempo di Natale. Lo stile ed i contenuti delle letture proposte dalla liturgia odierna sembra vogliano spingerci ad alzare lo sguardo ed allargare i nostri orizzonti, per avere una comprensione del mistero del Natale più profonda e completa. Gli inni alla Sapienza divina (1 lettura) ed al Verbo Incarnato (Vangelo), infatti, si completano con una pagina altrettanto intensa di S. Paolo (2 lettura), che ricorda ad ognuno di noi la nostra vocazione fondamentale.

Cambia, dunque, la cornice narrativa; le figure ben definite che animano il presepe sembrano allontanarsi, con il rischio, forse, che si diradino anche le intense emozioni e gli insegnamenti legati alla scena della Natività. Ma non diminuisce certo l’intensità del messaggio che anche oggi la liturgia della Parola vuole consegnarci. Messaggio che potremmo riassumere nell’invito a porci, sia a livello personale che comunitario, due domande sostanziali: cosa è rimasto nel nostro cuore della Parola ascoltata in questi giorni di festa intensa? Quale progetto concreto ha posto nelle nostre mani il Signore, attualizzando ancora la sua nascita in mezzo a noi?

Se alla prima domanda è possibile rispondere solo con un esame di coscienza personale, al secondo interrogativo (“Quale progetto concreto…?”), è Paolo stesso a suggerirci la risposta più vera: “…. (Dio) ci ha scelti per essere santi ed immacolati di fronte a Lui nella carità”. Ecco, dunque, la ragione profonda del Natale. Se il Signore continua a venire in mezzo a noi (“il Verbo si è fatto carne”), se continua a farci dono della sua Parola, è perché ciascuno di noi possa rispondere alla propria prima ed essenziale chiamata: “essere santi ed immacolati nella carità”. Ma potremmo anche dire: “santi perché operatori della carità”. La santità autentica, infatti, è appartenenza a Dio, comunione con Lui, trasparenza del suo amore, e quindi anche riflesso della carità. Perciò, chi accoglie in sé la santità come dono di grazia, non può non tradurla in azione concreta, non può non “operarla” nel quotidiano, nell’incontro con gli altri.

Ma la carità vissuta verso il prossimo, incarnazione dell’amore di Dio, al tempo stesso purifica il nostro cuore e ci dispone al perdono rendendoci giorno dopo giorno “immacolati”, cioè separati dal peccato e liberi da esso. È questo il progetto che il Signore mette ancora una volta in mano a noi! È questo che ci permette di partecipare della Sapienza di Dio! È questo che ci fa camminare nella luce! Possiamo perciò comprendere bene la conclusione, che è anche augurio, di Paolo: “(Dio) vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati”. Anche questo è frutto del Natale!

» II domenica dopo Natale, 3 gennaio 2016