Siamo giunti alla solennità di Pentecoste, che conclude il tempo di Pasqua. Nella liturgia oggi facciamo memoria del dono dello Spirito Santo, che ha dato origine alla vita della Chiesa e che ne vivifica ogni giorno il cammino.
Fin da subito, la prima comunità cristiana ha considerato la Pentecoste un evento importante e decisivo. Ne è prova l’annotazione che Luca fa all’inizio degli Atti (prima lettura): “Mentre stava compiendosi il giorno di Pentecoste”. Un’espressione, questa, che Luca utilizza nei suoi scritti solo per riferirsi ad eventi che hanno segnato le grandi svolte della storia della salvezza (ad es. Lc 2,6: la nascita di Gesù, oppure Lc 9,51: Gesù che si dirige decisamente verso Gerusalemme).
Ma perché Luca ritiene così importante quello che è accaduto nel giorno di Pentecoste? Cosa è avvenuto di tanto decisivo?
Le immagini che egli utilizza sono quelle del vento e del fuoco, un modo letterario per esprimere plasticamente l’accaduto e gli effetti provocati da quell’evento: il giorno di Pentecoste si realizza la promessa fatta da Gesù (At 1,7s): “… avrete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme …”. Gli apostoli – e in loro tutta la Chiesa – ricevono il dono del Paraclito (il “consolatore”), lo Spirito di Dio che infonde una vita nuova in chi lo accoglie. Nel Vangelo odierno è Gesù stesso a descrivere l’azione dello Spirito Santo: “… Egli vi guiderà alla verità tutta intera, … vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.
Così commenta questo brano il teologo e martire luterano Dietrich Bonhoeffer: “Ogni ammaestramento dello Spirito rimane legato alla Parola di Gesù. Il nuovo si fonda così sull’antico. All’ammaestramento subentra così il ricordo. Se vi fosse solo il ricordo nella Chiesa, allora essa sarebbe vittima di un morto passato; se vi fosse soltanto l’insegnamento senza il ricordo, sarebbe consegnata all’entusiasmo. Così lo Spirito Santo, come il vero consolatore della comunità, fa entrambe le cose, guida quest’ultima in avanti e la tiene ferma in Gesù”.
Il dono dello Spirito è la risposta alla preghiera che il pio israelita rivolgeva di continuo a Jahvè: “guidami nella tua verità e istruiscimi” (salmo 25,5). E l’effetto dell’azione dello Spirito Santo è che la comunità del Risorto diventa capace di sanare il dramma realizzatosi a Babele: lì, a causa del peccato d’orgoglio, gente di un unico popolo non riesce più a comunicare e comprendersi.
Ora, a Gerusalemme, per il dono dello Spirito, gente di origini e lingue diverse riesce a capirsi ed a comunicare. Un miracolo che si ripete anche oggi, se come comunità del Risorto si lasciamo guidare dal suo Spirito, che ci rende capaci di testimoniare il Vangelo nel mondo d’oggi in modo comprensibile e credibile.