«Quaranta giorni per crescere nell’amore di Dio e del prossimo». Così presenta la Quaresima San Gregorio Magno nelle Omelie sui Vangeli (16,5). E aggiunge: «Ecco il digiuno che Dio vuole: digiuno attuato nell’amore del prossimo e impregnato di bontà. Da’ quindi ciò di cui ti privi; così la penitenza del tuo corpo gioverà al benessere del corpo del prossimo che ne ha bisogno».
Quindi, la Quaresima tempo “favorevole” – come afferma Paolo nella prima lettura – per crescere, accettando e amando di far crescere dentro di noi un’attenzione al “benessere del corpo” di chi è più povero e bisognoso. Ma, accettando e amando di far crescere anche tutto il corpo della nostra umanità e della Chiesa perché ritrovi quell’armonia che, ogni giorno, ha bisogno di essere ritrovata, risanata e riamata.
Il Vangelo ci invita a entrare in questo tempo favorevole con un atteggiamento coraggioso e … alternativo, caratterizzato da quel triplice “Invece” (Mt 6, 3.6.17).
Con quel ripetuto “invece” veniamo chiamati a seguire strade nuove di libertà. Nuove perché evangeliche, che fanno crescere in una consapevolezza che si fa attenzione e si fa cura.
Come ogni vera crescita, anche quella che dobbiamo curare in maniera particolare in Quaresima ha bisogno di tempo, di calma, di decisione a ritrovarsi nel “segreto” (Mt 6,6).
Ogni Quaresima diventa occasione per non «accogliere invano – come ci dice Paolo – la grazia di Dio», cioè la sua offerta di amicizia e di vicinanza.
Gioele, da parte sua, ci ricorda chi è il Dio che, ancora una volta, ci offre questa opportunità: è un Dio «misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore» e che «si mostra geloso per la sua terra e si muove a compassione per il suo popolo» (2,18). La Quaresima è tempo “favorevole” per sperimentare di più queste due qualità del Dio di Gesù, ma è anche il tempo “favorevole” per lasciarci contagiare da esse e divenirne, a nostra volta, testimoni credibili. Insomma gente che proprio perché sperimenta la misericordia e la cura attenta di Dio, sente il bisogno di farne fare esperienza anche agli altri.
Il primo passo per questo cammino ce lo ha indicato il Salmo responsoriale: «Sì, le mie iniquità io le riconosco» (Sal 50,5). Parole che devono precedere e accompagnano il gesto dell’imposizione delle Ceneri.