(III Anniversario dell’Ordinazione Episcopale) – Gio 3, 1-10; Lc 11, 29-32
Sono tre i protagonisti della prima lettura di oggi: Jahvè, il Santo, Giona e la città di Ninive con tutti i suoi abitanti.
Nella città di Ninive non si onora il Signore e non si vive dei suoi comandamenti. È probabile anche che quanti avrebbero dovuto aiutare i Niniviti a vivere secondo la Legge non facessero fino in fondo il loro dovere. É probabile che anche loro si fossero adeguati a un tenore di vita rinunciatario che aveva portato tutti ad allontanarsi dal Signore.
Il Signore però ama Ninive ed è indispettito dal comportamento dei Niniviti, sordi ai suoi inviti alla conversione. Per amore arriva addirittura a «minacciare il male».
Ma, prima di mettere in atto la sua minaccia e come ulteriore gesto di amore, il Signore dice a Giona: «Àlzati, và a Ninive…».
Sappiamo che Giona in precedenza aveva opposto resistenza all’invito del Signore. Ora però si «alza e và». L’autore della Prima lettura racconta della conversione dei Niniviti.
La conversione della città di Ninive, è il risultato dell’amore di Dio, della disponibilità di Giona ad «alzarsi» e a mettersi in cammino ed è il frutto della disponibilità dei Niniviti a compiere gesti concreti di conversione.
Un Dio che ama; un uomo di Dio, che ha dovuto lottare prima di tutto con le sue paure, forse anche contro la sua pigrizia, ma che poi si è messo in cammino; ed un popolo che apre il proprio cuore all’invito del Signore.
Siamo ancora all’inizio del nostro cammino quaresimale. Ma questo cammino deve diventare metafora e figura del cammino che il Signore chiede a ognuno di noi di fare e che chiede di fare alla nostra Chiesa.
Non c’è cammino di Chiesa, non c’è cammino di comunità, piccola o grande che sia, che non cominci con una consapevolezza: c’è un Padre che ci ama; c’è un Padre che ama questa nostra Chiesa e che la vuole sempre più in sintonia con il suo progetto d’amore.
Può sembrare scontato tutto questo. Ma noi, spesso, dimentichiamo tutto questo. Dimentichiamo che all’origine del nostro essere comunità c’è l’amore di Dio che ci raduna; all’origine del nostro incontro c’è un Dio che lo ha voluto per noi. All’origine di quello che facciamo deve esserci prima di tutto questa consapevolezza: il Padre ci ama e fa tutto quello che è necessario per mostrarcelo.
Il mio stesso stare con voi come Vescovo – lo stare con voi dei sacerdoti – ha un senso solo se visto così! Il Signore ha amato questa Chiesa e mi ha chiesto di venire qui. Anche a me ha detto: «Àlzati, và a Ninive…». Come Giona, ho anch’io dovuto lottare – ma continuo a farlo – con le mie paure e con i miei limiti. Anche a me, il Signore ha chiesto di camminare e di attraversare le vostre attese e le vostre speranze. A differenza della Ninive incontrata da Giona, io posso dire di aver incontrato una comunità già vicina al Signore. A differenza di Giona non ho dovuto percorrere da solo i territori della sofferenza e del bisogno che segnano profondamente le nostre famiglie e i nostri giovani. Ho trovato altri – sacerdoti, religiosi e laici (che bel laicato ha la nostra Diocesi!) – disposti ad alzarsi e a mettersi in cammino per testimoniare l’amore del Padre e per invitare alla conversione e a una vita religiosa credibile.
Non sarei però del tutto sincero con voi e con questa comunità se non dicessi di aver fatto fatica, qualche volta, a chiedere ed ottenere – per il bene delle stesse persone alle quali mi rivolgevo – maggiore impegno e maggiore lealtà, prima di tutto verso se stessi.
Non sarei sincero se non dicessi di aver fatto fatica, qualche volta, ad accettare un impegno a scartamento ridotto e non sempre segnato da passione.
Non sarei sincero con voi se non vi dicessi di aver fatto fatica, qualche volta, a far passare la convinzione, per noi preti soprattutto, che il rispetto – oserei dire la venerazione – per coloro che ci sono stati affidati viene prima di ogni nostra idea, viene prima dei nostri obiettivi pastorali, viene prima delle nostre convinzioni.
La conversione che ci domanda il Signore – attraversando Lui per primo la nostra Ninive e mandando tanti Giona a percorrere in lungo e in largo questo nostro territorio – (la conversione che ci domanda il Signore) passa anche attraverso il superamento di questi limiti presenti nella nostra Chiesa che, per come la ama il Signore, domanda anche il nostro amore, la nostra passione e la nostra dedizione.

Signore, che attraverso la predicazione di Giona
hai cambiato la vita e la sorte di Ninive,
attraverso la parola e la testimonianza dei nostri sacerdoti,
cambia la vita e la sorte di questa nostra Diocesi.
La passione per Te e l’amore per quanto ci hai affidato
ci aiutino a prendere le distanze
da comportamenti borghesi e privi di entusiasmo.
La passione per Te e per quelli ci hai affidato
ci rimettano ogni giorno in cammino
per divenire comunità credibile in un mondo
e per un mondo che ha bisogno di Te.
Amen.

omelia_25_02_2015