La solennità dell’Epifania del Signore conclude il tempo di Natale. Nella prima lettura, Isaia si rivolge al popolo d’Israele con un invito sorprendente! Al popolo che ha fatto esperienza di esilio e di sopraffazioni, che fa fatica a ritrovare la sua unità e progettualità, il profeta dice: “Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”. Un invito a sentire forte la presenza e la vicinanza del Signore, pur nelle proprie prove.
Un invito che , in questi giorni di Natale, la Chiesa ha rivolto anche a noi. Rivestiti di luce! Cioè: fatti raggiungere dalla luce che viene da Betlemme! Non fermarti agli aspetti esteriori del Natale! Riparti da questo Natale per vivere con più gusto la tua vita di uomo e di credente!
Ma l’Epifania ci spinge a fare un altro passo avanti, per guardare al modo in cui i personaggi che hanno avuto a che fare con quel Bambino si sono lasciati trasformare dall’incontro con Lui.
Quel Bambino che, con la sua storia, con la sua carica di vitalità e il suo messaggio, scopriamo appartenere a tutti i popoli, di cui i Magi sono simbolo. La loro avventura, quindi, è figura e metafora dell’avventura che ogni uomo è chiamato a vivere nei confronti di Cristo.
Ma questo brano evangelico è carico anche di altri simboli, che dobbiamo imparare a cogliere in tutta la loro ricchezza. Ad esempio, il Vangelo non indica né il numero, né i nomi dei Magi. Un particolare orientato a dirci che la loro storia è la nostra storia. La stella che appare loro è il segno dell’iniziativa di Dio, che anticipa sempre il movimento dell’uomo; i passi di Dio sono sempre in anticipo sui nostri. Noi lo possiamo trovare solo perché è Lui che ci cerca. La loro decisione di incamminarsi, poi, è indice di responsabilità e iniziativa personale. Attraverso l’offerta dei doni a Gesù Bambino, i Magi mettono nelle mani del Signore ciò che è proprio della loro storia. Chi va dal Signore ci va con la sua storia, e anche per educarsi al dono. E poi c’è il ritorno dei Magi verso casa, per testimoniare e condividere l’esperienza fatta … perché a nessuno è consentito appropriarsi di quel Bambino!
Matteo inserisce anche due indicazioni polemiche riguardo alcuni protagonisti, veri “sconfitti” del Natale e della sua logica. Da una parte, i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, che non si lasciano raggiungere dalla concretezza e fragilità del bambino di Betlemme, credendo di sapere già tutto, in base alle scritture. Dall’altra, lo sconfitto Erode, simbolo di coloro che vogliono uccidere le alternative (al proprio potere) o i germogli di possibili alternative. Egli è come l’inverno: non ama, distrugge i nuovi germogli.
Noi invece siamo Chiesa dell’Epifania, chiamati a manifestare al mondo il Cristo che abbiamo incontrato con la nostra vita.