Nei racconti pasquali si rimane colpiti – forse perché si tratta di una storia ricorrente… – dall’atteggiamento d’incredulità dei primi discepoli: “Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma” (Lc 24,37). Sì, continua anche oggi l’esperienza del dubbio, dello scetticismo, degli incontri superficiali con il Signore e la sua Parola: finché non maturiamo un incontro vivo con Gesù – finché, come i discepoli, non ci lasceremo aprire “la mente per comprendere le Scritture” (v. 45) – vivremo una strana e povera religiosità; più ancora, una religiosità sterile.
A volte provo perfino l’impressione che abbiamo paura di fidarci veramente del Signore e di lasciare che la nostra vita si snodi alla sua presenza: temiamo di doverci liberare dalla propensione a giudizi acidi e sprezzanti nei confronti degli altri; temiamo di comprometterci in progetti che non controlliamo fino in fondo; temiamo di dover abbandonare la paralisi interiore che chiude il nostro cuore alle necessità dei poveri.
Sentiamolo, allora, rivolto a noi l’invito forte di Pietro, di cui parla la prima lettura: «Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati» (At 3,19).
Dopo lo smarrimento e la paura, la prima comunità cristiana, rinfrancata dalla presenza dello Spirito di Gesù, esce dalla falsa sicurezza del Cenacolo e rende ragione della propria fede nel Risorto. Lo fa in maniera coraggiosa, con un discorso al centro del quale Pietro afferma: “Voi avete ucciso l’autore della vita” (v. 15). Con la sua parola e le sue opere – fa capire l’apostolo – Gesù non solo ci ha insegnato la via di una vita buona e riuscita, ma ci ha donato la sua stessa vita. Gli uomini, per tutta risposta, si sono voltati dall’altra parte: “Voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto” (v. 14).
Il peccato, in fondo, sta nel rifiuto dell’Autore della vita in nome della pretesa di impostare l’esistenza su logiche ben diverse; porta, quindi, a farsi complici di scelte contro la vita, a volte nascoste nella falsità di una testimonianza inautentica: “Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità” (1Gv 2,4). Sono scelte che hanno tanti nomi, da quelle individuali (mediocrità, invidie, chiacchiere, contro le quali Papa Francesco non si stanca di metterci in guardia) a quelle collettive (disimpegno, irresponsabilità, arroganza e illegalità diffuse nella gestione della cosa pubblica).
«Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?… Toccatemi e guardate…» (Lc 24, 38-39). L’incontro con Gesù e il dono dello Spirito trasformano, liberano dalla paura, proiettano in un’esperienza nuova. Quando “tocchiamo” Gesù anche noi superiamo le nostre incredulità e diventiamo nel nostro quotidiano testimoni della vita che non muore.