La festa del Battesimo di Gesù che oggi celebriamo conclude il Tempo di Natale. Essa, pertanto, affonda le sue radici nel messaggio legato alla nascita di Gesù, aiutandoci a fare un passo avanti nella comprensione piena di questo evento.
Se nel Natale, infatti, abbiamo contemplato il volto amorevole di Dio nel suo Figlio fatto uomo per noi, questa festa ci invita a riconoscere Gesù come “inviato” del Padre, secondo le stesse parole di Dio: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”.
Ma come intendere il fatto che Gesù abbia voluto ricevere il Battesimo da Giovanni? Anzitutto, dal racconto del Vangelo sappiamo che questo evento segna l’inizio della “vita pubblica” di Gesù e della sua predicazione. Dunque, una precisa scelta da parte del Signore che attraverso questo “segno” dà inizio alla sua manifestazione al mondo.
Ma più esattamente cosa significa tale gesto? Certamente il Battesimo di Gesù non può essere posto sullo stesso piano del sacramento del Battesimo che ciascuno di noi cristiani ha ricevuto. Non essendo segnato dal peccato originale, infatti, Gesù non aveva bisogno, come noi, di essere reinserito come figlio nella comunione con il Padre. Egli, dunque, sceglie di condividere questo gesto penitenziale pubblico, perché vuole comunicarci qual è il suo rapporto con il Padre e, allo stesso tempo, con l’umanità intera. In altri termini, iniziando a manifestarsi così, Gesù vuol farci conoscere il significato della sua missione: rendere tangibile la bontà di Dio e il suo amore per noi, che lo spinge a salvarci non per i nostri meriti, ma unicamente per la sua misericordia. Facendosi battezzare insieme alla folla di penitenti accorsi da Giovanni il Battista, Gesù mostra la sua piena solidarietà con la condizione dei peccatori, pur essendo Lui senza alcun peccato. Per questo il Padre lo ha mandato, per questo ha posto su di Lui il suo compiacimento e lo ha riempito del suo Spirito. Nella stessa modo in cui gode ed è contento (“si compiace”) per tutti coloro che si sforzano di vivere come Gesù.
Ma c’è un altro aspetto da sottolineare. In questo episodio, per la prima volta nel racconto evangelico, vediamo all’opera il nostro Dio in quanto Padre, Figlio e Spirito Santo. Dunque, una rivelazione esplicita della SS. Trinità. Lo vediamo all’opera per farci capire, senza equivoci, che Egli è un Dio vicino agli uomini peccatori e che non si vergogna dei suoi figli “sfigurati” dal peccato. Egli non ci lascia da soli con le nostre cadute, ma si pone al nostro fianco e, in Gesù, ci tira fuori dall’acqua “inquinata” di una vita senza senso, per rimettersi in cammino con noi verso orizzonti nuovi. É questa la missione di Gesù, il Figlio amato dal Padre. Ed essere suoi discepoli significa partecipare in maniera piena a questa sua missione.