Dopo la celebrazione della solennità di Tutti i Santi, riprendiamo il cammino liturgico del Tempo ordinario. L’episodio dell’odierno vangelo di Marco chiude la serie degli insegnamenti impartiti da Gesù nel Tempio. Il Tempio – come la Sinagoga e come ogni nostra Chiesa – non è solo il luogo del culto. Esso è anche il luogo dove la celebrazione della fede diventa pubblica. Per questo nel Tempio/Sinagoga/Chiesa, se troppo attenti ed interessati allo sguardo altrui, può anche accadere di farsi prendere dal ritualismo e dal formalismo, finendo per perdere la dimensione del reale ed il senso dell’essenziale. Forse anche per questo gli insegnamenti impartiti da Gesù nel perimetro del tempio – come pure quelli impartiti al suo interno – mirano a recuperare ciò che è essenziale per la vita dell’uomo e ciò che serve davvero per una relazione autentica con il Signore.
Letto in quest’ottica, l’episodio proposto dal Vangelo di questa domenica non può essere liquidato come un invito ad essere più generosi (con l’elemosina) nei confronti del Tempio. Piuttosto, la pagina di Marco, pur nella sua brevità, mira a correggere i tanti modi strani e sbagliati di vivere il rapporto con Dio, con i suoi comandamenti e con lo stesso Tempio. In esso, i ricchi si recano per farsi vedere ed “esibire” la propria liberalità. Ma le parole di Gesù, a commento dei gesti che scandiscono il loro modo di abitare il Tempio, suonano come un monito forte e polemico nei loro confronti. Non basta – afferma Gesù – frequentare il Tempio, né fare un’offerta abbondante, per essere graditi a Dio. Il Tempio da solo non salva, come non salva e non garantisce la riuscita di una persona il ruolo che essa ricopre. Perché? Perché le bilance di Dio sono diverse dalle nostre bilance. Lui pesa diversamente le persone e i loro gesti. Solo se prendiamo piena consapevolezza di questo, possiamo capire perché Gesù indica la vedova come modello di vita.
Cosa ha fatto la vedova di così meritevole? Ha gettato nella cassetta delle offerte del Tempio “tutto quello che aveva per vivere”: due spiccioli!
Evidentemente, a Gesù non interessa il peso e la quantità delle monete. A Gesù interessa quanto peso di vita, di lacrime e di speranze sta dentro i due spiccioli della vedova. Donando tutto ciò che aveva, essa in realtà dona se stessa, fiduciosa che comunque Dio avrà cura di lei.
Di quella vedova non conosciamo né il nome né il volto; conosciamo però il suo cuore. Ed è quello che conta davanti a Dio! Che lezione per noi tutti, ammalati di voglia di apparire e di calcoli meschini! Ecco, dunque, quello che il Signore si aspetta da noi: non soldi o cose, ma l’offerta generosa di noi stessi, delle nostre forze e capacità, della nostra disponibilità a seguirlo con fiducia incondizionata. Proprio come la povera vedova.

» XXXII domenica del Tempo Ordinario, 11 novembre 2018