La liturgia della Parola di oggi ci chiama a verificare l’autenticità della nostra risposta al Signore. Il Vangelo, in particolare, evidenzia due questioni di fondo, che chiunque desideri una vita autentica deve affrontare. La prima: essere o apparire. La seconda: la bramosia di potere.

“Praticate ciò che vi dicono, ma non fate secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno”.  La severità di Gesù non è verso la debolezza di chi ce la mette tutta ma non ce la fa, bensì contro l’ipocrisia di chi finge impegno e fedeltà. Verso la nostra debolezza, infatti, Gesù si è sempre mostrato premuroso, come il vasaio che, se il vaso non riesce bene, non butta via l’argilla, ma la rimette sul tornio e la plasma di nuovo, fino a portare a compimento il suo progetto.

È un’altra, invece, la categoria di persone che Gesù non sopporta: gli ipocriti. Ipocrita (termine greco che significa “attore di teatro”) è il moralista che invoca leggi sempre più dure, ma… per gli altri; ipocrita è “l’uomo di Chiesa” che, quanto più ostenta severità e durezza con gli altri, tanto più si sente giusto e vicino a Dio, mentre è vicino solo alla propria aggressività o invidia verso i fratelli.

Tutt’altro è il modo di comportarsi di Paolo con la comunità di Tessalonica (II lettura). Mentre Paolo oggi dice: “Avrei voluto darvi la vita”, l’ipocrita dice: “Vi ho dato la legge, sono a posto”. L’ipocrita non accetta di essere un peccatore, vuole apparire buono ad ogni costo. E con la sua falsa virtù, fa sì che gli uomini non si fidino più neanche della virtù autentica.

Gesù stigmatizza un secondo errore che rovina la vita: la bramosia di potere e l’attaccamento ad esso. Perciò invita a non farsi chiamare maestro, dottore, padre, come se si fosse superiori agli altri. “Voi siete tutti fratelli”. Già questo rappresenta un primo grande capovolgimento: tutti fratelli, nessuno superiore agli altri, una relazione paritaria e affettuosa.

Ma a Gesù va oltre e opera un ulteriore capovolgimento: il più grande tra voi è colui che serve! Il più grande è chi ama di più. Il mondo ha bisogno d’amore, e non di ricchezza, per fiorire. E allora “il più grande” sarà forse una mamma povera e sconosciuta, che lavora e ama nel segreto della sua casa, o in un altro luogo sperduto del mondo. In altre parole, Gesù rovescia l’idea di grandezza, ne prende la radice e la capovolge al sole e all’aria e dice: tu sei grande quanto è grande il tuo cuore.

Siamo grandi, dunque, quando impariamo ad amare, quando lo facciamo con lo stile di Gesù, traducendo l’amore nella divina follia del servizio. “Sono venuto per servire e non per essere servito”. È questa l’assoluta novità che Gesù ci ha rivelato: Dio non tiene il mondo ai suoi piedi, è Lui ai piedi di tutti. Dio è il grande servitore, non il padrone. Perché Egli è Amore.