In questa domenica, le letture ci guidano a riflettere sul nostro rapporto con la Parola di Dio e sugli effetti che essa produce in chi l’accoglie con cuore sincero.

Dio stesso, infatti, per bocca di Isaia (prima lettura), annuncia l’efficacia insopprimibile della sua Parola: “(essa) non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”.

Gesù (Vangelo) riprende questo tema, parlando però alla gente in parabole, cioè con immagini e allegorie che, per essere comprese, necessitano da parte degli uditori qualcosa di più del semplice ascolto; esse chiedono un’interiorizzazione che ha come presupposto la fiducia e la comunione col Signore.

I discepoli hanno difficoltà ad accettare questa scelta di Gesù; tanto che, quando si accorgono che questo modo di fare di Gesù non fa crescere il numero dei seguaci, quasi lo rimproverano (“perché parli loro in parabole?”). Ma la risposta di Gesù non si fa attendere; potremmo tradurla più o meno così: quello che dico può essere udito, ma ciò non basta! Ci sono tanti, infatti, che odono ma non comprendono, perché non si lasciano coinvolgere fino in fondo da ciò che dico; io parlo loro in parabole, perché si sentano stimolati a fare questo passo ulteriore.

Anche la parabola oggi narrata può essere compresa solo da chi sa passare dalla storia del seme e del terreno alla propria storia personale in rapporto alla Parola di Dio.

L’immagine del “seminatore che esce a seminare” è di un’efficacia straordinaria, soprattutto per coloro che vanno alla ricerca di un modo o un tratto particolare con cui identificare Dio. Spesso, purtroppo, è circolata l’immagine distorta di un Dio “giudice severo”. Pian piano, però, si è diffusa anche un’immagine più paterna – e perfino materna- di Dio, ben più legata alla predicazione di Gesù. Il vangelo di oggi, invece, ci presenta Dio “seminatore” della sua Parola.

Che ricchezza, che dinamismo e quanta speranza in quest’immagine! Il Dio nel quale crediamo non smette di fecondare con la sua presenza e la sua Parola la nostra vita, che è come un “grembo”. Ma questo “grembo” – similmente al terreno nel quale il seminatore pone il seme – può essere sterile, arido, non accogliente!

Da una parte, dunque, veniamo oggi invitati ad essere aperti ed accoglienti verso tutto quello che il Signore continua a seminare nella nostra vita (con la sua Parola, attraverso relazioni con le persone, attraverso eventi particolarmente significativi, ecc.); dall’altra, c’è l’invito a sgombrare il terreno dai sassi della nostra durezza e dai rovi della nostra arrogante autosufficienza, per aprirci al soffio di vita nuova col quale il Signore continua a fecondare la nostra esistenza. Nella certezza che la Parola accolta porterà frutto in noi e attraverso di noi.

 

XV Domenica del Tempo Ordinario, 16 luglio 2017