Il Vangelo della scorsa domenica era incentrato sulla professione di fede di Pietro: “Tu sei il Cristo” (Mc 8, 29b). Nella pagina odierna, Gesù vuole aiutare i suoi a cogliere le esigenze della fede in Lui proclamata da Pietro. E’ la seconda volta che Gesù parla della sua Passione e Risurrezione, spiegando ai suoi che lo attendono momenti di grande patimento, prezzo del suo amore per la sorte degli uomini.

Ma neanche questa volta le sue parole trovano accoglienza nel cuore dei discepoli. Essi rispondono al Signore con un “No” tanto pesante e sferzante, quanto distratto e superficiale, pronunciato non con parole ma con i fatti.

Mentre, infatti, Gesù annunzia la sua Passione, i discepoli, inebriati dalla logica del mondo, pensano a  competere, a primeggiare, a imporsi l’un l’altro: “chi è il più grande?”. Non solo non comprendono, ma – annota l’evangelista Marco – “avevano timore di chiedergli spiegazioni”. Un atteggiamento, quello dei discepoli, talora presente ancora oggi, in ciascuno di noi, dinanzi alle richieste di Gesù. Abbiamo “timore di chiedergli spiegazioni”, abbiamo paura cioè di andare fino in fondo nella sua sequela, paralizzati dal timore di capire e, di conseguenza, dover cambiare tanti nostri comportamenti. A cominciare da quelli denunciati da Giacomo (seconda lettura): l’arroganza del potere, l’invidia, la conflittualità nelle sue forme più varie. Ci accontentiamo così di far convivere in noi Vangelo e interessi estranei ad esso, la Parola di Dio e i nostri “traffici” segnati dall’egoismo. La nostra paura di capire e dover cambiare arriva fino al punto che – come ricorda la prima lettura – a volte facciamo di tutto per rendere innocuo “il giusto”, che ci mette dinanzi alle nostre responsabilità.

Eppure, Gesù non fa passi indietro; Egli continua ad annunziare la sua Passione e Risurrezione, invitando anche noi a seguirlo su questa strada. E lo fa precisando le ruvide esigenze della sequela! Non basta fare la strada con lui. Occorre caricarsi, oltre che della croce, anche della scala di valori che segnano un capovolgimento radicale delle priorità stabilite da un mondo al quale importa poco o niente di Gesù! Per questo, di fronte alla disputa su chi fosse il più grande, Gesù  invita i discepoli ad istaurare un altro ordine di valori, che si basa su due scelte fondamentali: “servire” e “accogliere”! Sono i “verbi” sui quali costruire un mondo nuovo. Sì, il mondo nuovo nasce da questi due atteggiamenti di fondo, che la Chiesa tutta si sta impegnando a vivere con rinnovato entusiasmo, sullo slancio della continua esortazione di Papa Francesco.

Sta qui la “novità” cristiana! Sta qui la forza e la profezia del Cristianesimo. Sta a noi viverla, per non ridurre il nostro essere cristiani a qualcosa di inutile… e, qualche volta, persino dannoso.

» XXV Domenica del Tempo Ordinario, 20 settembre 2015